Nel comporre questa tesina le emozioni sono state tante e molto intense. È un viaggio che parte ripercorrendo la vita di Faber, passando nei pensieri di due grandi filosofi e attraversando il fiume Spoon River, per poi passeggiare nella Sorbonne occupata, arrivando infine nell’identità di Mattia Pascal. Il filo comune che lega questo percorso è forse uno dei più importanti temi da sempre discussi dall’uomo: la libertà. Un tema delicato e un concetto difficile da interpretare. È proprio qui che entra in campo Fabrizio De André, che, mischiando poesia e musica, è riuscito a trattare argomenti delicati, come la prostituzione e l’emarginazione, con apparente semplicità e senza preoccuparsi del giudizio della gente. L’infinito affetto che ho verso di lui e la forza delle sue parole, mi hanno spinto a trattare questo argomento. Le emozioni si sprecano ascoltando la sua voce narrare di situazioni paradossali, ma estremamente veritiere; De André è sempre stato molto caro alla libertà, come testimoniano i vari elogi all’anarchia. La discografia di Faber è ampia, ma non vasta come quella di altri autori del suo tempo; pur tuttavia risulta memorabile per varietà ed intensità. Il suo ricordo è ancora vivo nella memoria della gente, e non mancano, a 10 anni dalla sua morte, le iniziative e le mostre a lui dedicate. È sempre stata una persona aperta al dialogo, che si è spesso scontrata con le idee cocciute e ignoranti degli altri individui; raramente le sue canzoni sono autobiografiche, ma le poche che lo sono ci offrono la vista dei suoi occhi in quei momenti. Uno degli episodi più significativi è quello da cui è nata la canzone “Amico fragile”, contenuta nell’album Volume VIII, a cui sono particolarmente legato: è una delle canzoni più celebri ed amate di De André, tratta dall'inconsistenza culturale dell'alta società, dove non c'è spazio per un ragionamento, una discussione, ma solo per il divertimento fine a se stesso. È però anche una delle canzoni in cui De André espone di più se stesso a feroci autocritiche consegnandoci un autoritratto inquieto e sofferto. De André era questo, una persona come tutti, ma con un dono di inestimabile valore che ha fatto fruttare come solo lui poteva fare, anche a costo di qualche lacrima e una sconfinata tristezza.
Sono solo io

- Ale
- Un ragazzo che porta il fardello di un granello di sabbia in quell'immenso deserto che è la Terra. Alla costante ricerca di una goccia di salvezza e Amore.
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martedì 28 luglio 2009
Fabrizio De André e la libertà - Introduzione
giovedì 23 luglio 2009
L'amico Jack
domenica 19 luglio 2009
Un anno fa...
mercoledì 15 luglio 2009
Ascoltandoti
Una visione sfocata mi fornisce la miseria del momento
I sorrisi si trasformano in ghigne malefiche
Un’armonia è scossa da un fiume in piena
e i pazzi sono tanti, e urlano, urlano e camminano
Spade fendenti colpiscono gravemente
su un corpo privo di speranza e serenità
Sono pagliacci che giocano a rincorrersi, l’ultimo sarà la morte
Ignari, sulle loro teste è eretta un’immensa bandiera bianca
E sventola, gagliarda del suo colore puro fa ombra ad un’atroce verità
Nascosta continuamente da sottili veli pietosi
Mani nude ancorate alla ricerca della grazia
stringenti un cappio d’angoscia
Ma c’è una montagna su di me, e cielo azzurro sul mio capo
Il rivolo amoroso scorre felice, innaffiando d’acqua gelida la gola riarsa
Un tuffo nei laghi blu, posando la malinconia su un fiore
Momento buio e profondo, colgo il gelsomino dalle tue labbra
È un sogno non dettato dal sonno
Il pianto di stelle è ai bordi del precipizio
finché la tua voce lo ferma, sciogliendolo in un abbraccio
Inarrivabile è la cima, il collegamento con il campo dei non viventi
Una farfalla variopinta si distende sulle mie ginocchia
Profuma d’amore, il suo batter d’ali è la melodia divina che domina il cielo
Spicca il volo mutando in una goccia di ghiaccio
rivelando la tua presenza con la trasparenza
Cado giù sereno, solleticato da verdi fili d’erba
Ascoltando te, ascoltando un angelo
sabato 11 luglio 2009
La fine di un passo. L'inizio di un altro.
Su un letto ormai vuoto
Quale luce t'illuminava? Quale luce t'illuminava?
Mi sono cibato delle mie ceneri, ho ali al posto delle braccia
Volare sempre più in alto, dietro un foglio bianco ricoperto di meraviglie
È una musica dolce, delirio d’Amore
Sfilo gli infiniti petali di una rosa
Una gravità inversa riporta tutto nello spazio profondo
Noi due giovani scapigliati, legati e indissolubili
A bocca aperta, la tua vita fra le mie dita
Corpi madidi di sudore, consumati dall’inesorabilità del tempo
Una Luna ci osserva avida e curiosa
Vai via, Luna