sabato 8 ottobre 2011

Red Sky at Night - David Gilmour

Che sia passato? Speriamo...

martedì 4 ottobre 2011

Sensazioni

Non mi sentivo così dalla quarta/quinta liceo, credo. Triste, malinconico, svogliato (esteticamente una parola stupenda), silenzioso, passato. Avete presente quando ascoltate dei pezzi che vi portano subito una strana sensazione di fastidio e tristezza? Per me quei pezzi sono Nocturne with no Moon di Ennio Morricone, e gli ultimi 5 minuti di Storm dei Godspeed You! Black Emperor (di questi ne avevo già parlato proprio qui sul blog). Pezzi lenti, suonati con il piano, intervallati da una voce fuori campo o da una fisarmonica così dolce; è nella loro lentezza che nasce un'angoscia, nascosta in quello spartito si annida un po' di malinconia. E' qualche giorno che ascolto parecchio queste note, perché sembrano fatte apposta per me, per il momento che sto vivendo. L'effetto del post della settimana scorsa non è ancora svanito, anzi, direi che è quasi all'apice, almeno spero. Ma come sempre dipende tutto da me. Potrei far durare questo momento per tanto tempo, oppure potrei girare la testa da un'altra parte e fregarmene.

Perché sto così? Perché non mi piace la piega presa dalla mia vita. Perché sento di aver superato il punto di non ritorno, e quindi mi sento legato a vivere così. Perché ho perso la fiducia in me stesso, e trovo quasi impossibile ritrovarla da qualche parte nei meandri del mio corpo. Magari nessuno capirà le mie parole. Magari sarà il solito periodo buio, che poi passa e così si può riprendere con la solita routine. Già, magari fosse così.

Oltretutto, la cosa che più mi fa male, è che questo mio stato d'animo si riflette, sicuramente in maniera più distorta e confusa, sulla mia compagna, che certamente non merita tutto questo. A lei, e solo a lei, chiedo scusa. Gli altri, incluso me, possono tutti andarsene al diavolo.

giovedì 29 settembre 2011

Futuro

Che brutta parola. Quando ero più piccolo ero spensierato, come tutti del resto, e il tempo per pensarci era assai poco. Ora sono decisamente più grande, e non faccio che pensarci. Vorrei averlo davanti a me per chiedergli alcune cose, ma il problema è che neanche lo vedo: per me è oscuro.

Due anni fa ho riposto quasi tutta la mia speranza nell'università. Sapevo che non era il massimo, ma era l'unica adatta alle mie (non) capacità. E oggi, a 21 anni, mi sto accorgendo che tutte quelle famose e importanti speranze stanno scemando poco a poco. Potrei consolarmi con il lavoro, ma se considero i soli tre giorni lavorativi, ecco che sarebbe meglio pensarlo come un'occupazione temporanea.

Ora si capisce perché nella parola "futuro" non trovo la mia firma. E non sono neanche così sicuro che la colpa sia del tutto mia, proprio perché mi manca la certezza. Dovrei quindi rimboccarmi le maniche? Pensare positivo? Che tutto si sistemerà? Spiacente, ma il numero da lei chiamato è inesistente; mancano gli stimoli e, senza di quelli, c'è poco da fare. Nessun indizio mi porta a pensare ad un miglioramento, e piango.

lunedì 5 settembre 2011

Quanto tempo...

...è passato dall'ultimo post. Comunque sia, le vacanze sono finite da un pezzo, e devo dire sono filate via abbastanza lisce. Qualche momentino giù è capitato, ma si superano queste cose. Altra nota positiva di queste vacanze è il tempo che sono riuscito a passare insieme ai miei amici. Tra impegni e fughe siamo riusciti ad organizzare e vivere una serata "vecchi tempi", con tanto di bevuta di gruppo e offuscamento dei cinque sensi.

E siamo già a settembre, e poi che giornata. Ieri mattina ero al lavoro sembrava di essere in una fredda giornata invernale: pioggia, nebbia e visibilità zero. L'autunno sta per arrivare, e per un fotografo è una buona cosa. Per altri forse un po' meno, si ricomincia la scuola, ci sono gli esami, c'è una routine da portare avanti. Se già ci si ritrova una marea di cose da fare, certo è che la pioggia non può proprio aiutare. E' come se mancasse qualcosa, o meglio qualcuno. E la verità la sanno tutti, non si può nascondere perché salterà sempre fuori, perché il fatto è che una delle tante certezze di questo tempo è che una persona manca all'appello. Della serie "quanto mi scoccia sapere sempre tutto". Ma questa verità non si può evitare, né distruggere, possiamo solo guardarla negli occhi e scavalcarla di slancio. Noi siamo più forti per sopportare le verità più crude, non lasciamoci intimidire, usiamo il fuoco che abbiamo dentro per ottenere la trasparenza delle cose. Fino a un'ora fa ero perso in un vortice pericoloso, ora ne sto uscendo indenne (tocchiamo ferro) grazie all'incredibile forza dell'ardore dentro di me, lo stesso che provo per la mia compagna. Con lei tutto è un po' più sereno e facile da affrontare. E' il tesoro più grande.

Chiudo questo post con un video di una canzone scoperta in Corsica. Nel video c'è il testo della canzone in francese, con la relativa traduzione in italiano. Quello che vi chiedo è spendere tre minuti della vostra vita per ascoltare (e capire) questo pezzo straordinario. Se poi li volete indietro (i tre minuti) non esitate a contattarmi.

giovedì 28 luglio 2011

Twitter Style

Tutti partono per le vacanze, anche noi. Eh sì, la vita continua. La nostra sarà una strana vacanza, questo lo so già, e qualche brutto momento me lo aspetto (se poi non ci sarà tanto meglio). Dodici giorni di svago, lontani da quelle mura troppo familiari, ne abbiamo bisogno tutti e due, più lei di me. Fra poco si parte, e quindi questo vuole essere solo un avviso. Purtroppo negli ultimi tempi i post sono sempre più diventati in stile Twitter, la cosa non mi piace ma non posso farci niente, spero sia una fase passeggera. Comunque sia, buone vacanze a tutti voi che passate di qui, divertitevi, e fate scorta di serenità per i prossimi mesi.

mercoledì 20 luglio 2011

Stanchezza

Sarà che oggi è stata la giornata di lavoro più pesante da quando ho iniziato. Sarà che mi aspettano ancora due prove importanti prima di concedermi un po' di riposo. Qualcosa c'è che mi rende così malinconico, così triste. Vorrei piangere. C'è chi si vergogna a mostrare le lacrime, io no. Non mi vergogno di me stesso, non mi vergogno delle mie lacrime, perché hanno un senso; non sono mai vane, non sono mai inutili, servono sempre a qualcosa, al contrario di tanti oggetti materiali di cui mi circondo. A volte mi viene voglia di pensare a com'ero qualche anno fa, per chiedermi se sono cresciuto, se sono andato avanti oppure indietro. Mi chiedo se le mie parole siano servite a qualcosa in questo mondo. Vorrei chiudermi in camera, sentire il silenzio invadere la casa, aprire la bottiglia e scolarmela piano piano, sorso dopo sorso. Voglio essere preda dello sconforto e della solitudine, voglio toccare il fondo, piangere e risalire profumato nella stessa notte.

Ma stasera sono troppo stanco per tutto questo, sicuramente appena toccherò il letto cadrò in un sonno profondissimo, e domani mattina neanche ci penserò a queste parole.

venerdì 8 luglio 2011

In salita

La strada è in salita. Ma quando la vedo con quel sorriso sincero ho il cuore che si rasserena. Vorrei che fosse sempre così, sempre così facile voltare pagina. A volte i pensieri corrono anche nella mia testa, e per quanto siano incontrollabili rifletto sulle cose belle che sono ancora intorno a me. Amare quella dolce ragazza mi aiuta tantissimo, ed è l'unica cosa che conta.

martedì 5 luglio 2011

Troppo presto

Troppo presto. Ed è successo tutto così in fretta. Non avevi motivo per andartene via, non avevi motivo per lasciare una moglie dolcissima, dei figli che ti amavano, degli amici che ti volevano solo un gran bene. In tre giorni si vivono un turbinio di emozioni inspiegabili, e ci sono domande che non avranno mai risposta. Quello che fa più male è non avere una spiegazione. In questi giorni ho ricevuto tanti complimenti, forse sprecati, perché sono solamente stato di contorno in quell'immensa desolazione che si è venuta a creare. Sì, c'è stato spazio anche per i complimenti, per le risate, nonostante tutto. Ormai è il punto in cui le parole fanno meno effetto rispetto a prima, contano più i fatti, quello che conta è iniziare una nuova vita. Ricominciare da zero. Ti conoscevo da appena due anni, cazzo, due anni sono niente rispetto ai tuoi 53 anni di vita. E vorrei averti conosciuto da sempre, perché eri un marito, un padre, un figlio sempre presente. Hai seminato tanto lungo la tua strada, e adesso hai lasciato ad altri il compito di raccogliere i tuoi frutti. In questi tre giorni praticamente non abbiamo vissuto, il tempo era fermo, come te in quella bara; minuti lunghi come ore, e le ore non passavano, e senza la consapevolezza che niente sarebbe tornato come prima. E sento anche io il bisogno di sfogarmi, tre giorni di rabbia, tristezza, desolazione, frustrazione, stanchezza, tutto dentro. Peccato che lo stimolo ce l'abbia sempre nei momenti meno opportuni, come ieri pomeriggio; ma voglio comunque ringraziarti Sara, perché proprio nell'istante in cui avevo gli occhi gonfi di lacrime che nascondevo con una mano, quando mi sentivo così impotente e così lontano, tu sei venuta di fianco a me, una mano sulla schiena e un sorriso e mi hai portato più vicino agli altri. Ma anche io devo essere forte come Marta. Perché senza di lei andrebbe tutto in malora, perché è lei che tiene insieme i pezzi, è lei che sta facendo l'impossibile, ingoiando tutto e sempre a disposizione. L'unica persona che si sta facendo in quattro parti per consolare una madre distrutta. Dobbiamo prendere esempio da lei, anche io.

martedì 21 giugno 2011

Delirio


Delirio

Vola anima mia
Lontano da qui
Raccogli le mie lacrime in una cometa
e disperdile come pioggia nel vento

Liberati dalle catene arrugginite
Segui la scia della vita e
portami con te

Voglio essere libero
Tenere in mano le redini della passione
Estinguere questa follia con foglie profumate di seta
Addio solitudine, addio lupo solitario

Delirio onnipotente
Taglia con le tue lame questi vincoli
e riconcilia con le parole lo strappo

Prima o poi anche queste parole finiranno, finalmente
Sarà il momento del silenzio
Niente infamia, nessuna lode, nessuna pietà
Solamente pace

mercoledì 15 giugno 2011

Stranezza

Oggi ero in macchina, in coda davanti a un semaforo. Nell'auto davanti alla mia c'era una signorina che continuava a specchiarsi nello specchietto retrovisore e a sistemarsi i capelli. La cosa buffa è che più li toccava maggiori erano i danni; appena sistemava un capello, ne uscivano altri tre tutti ingarbugliati che facevano una partita a poker. Allora riprendeva questi qui e se li portava dietro all'orecchio in punizione, ma dall'altra estremità ecco spuntare un capello solitario fumato come un indiano, che recitava poesie sull'odio e sull'amore. Le dita si muovevano in fretta e con precisione, ma in un attimo la frittata fu fatta. Mentre con il pollice teneva fermi i pokeristi, con le altre nove dita ricercava il capello drogato che spacciava in profondità. Una retata micidiale, una ventina di capelli vennero strappati con forza e privati dei loro diritti. Una mossa che costò molto cara alla povera signora: inavvertitamente strappò l'unico capello sottilissimo che cingeva d'assedio tutti gli altri. Risultato: in mezzo secondo tutti i capelli si liberarono, creando uno sciame di molle impazzite che cercavano la libertà. A questo punto scattò il verde, misi la prima e svoltai a destra.

È buffo pensare che quando siamo nei nostri pensieri più assorti, isolati dal mondo esterno, con la testa altrove, esiste la possibilità che un estraneo ci sta fissando con una sincera curiosità. Si fanno anche due risate, e poi si ritorna a vivere.

domenica 12 giugno 2011

Ho compiuto il mio dovere

Stamattina al lavoro è venuta a trovarci un'associazione che assiste le persone handicappate. E' stata una bella esperienza, non sono stati per niente invasivi, anzi, era bello togliere le loro curiosità. E io ero lì al tavolo, con tutti loro attorno a me che mi domandavano incuriositi, era una bella sensazione. Mi sembrava di essere un qualcuno di importante, tutti pendevano dalle mie labbra. E io mi sentivo un figo, con loro che si stupivano della mole di lavoro che c'è sempre da fare.

Poi se ne vanno tutti, le curiosità finiscono e sono ritornato al mio solito lavoro solo come un cane. Poi ho pensato che i tre giorni di lavoro settimanali sono poca roba, anche se la media giornaliera è di 10 ore comunque abbastanza faticose. Poi ho pensato che invece di andare avanti sto tornando indietro, che gli esami non si superano neanche se sono ben preparato. Beh, almeno mi consolo con la promessa di comparire nel calendario che l'associazione ha deciso di fare, e con il pensiero che fra poco Marta sarà di nuovo un po' più vicino a me.

P.S.: prima sono andato a votare. Non voglio dire niente, e se qualcuno vuole proprio sapere cos'ho votato gli ricordo che il voto è segreto (guardare post precedente).

giovedì 9 giugno 2011

4 SÌ

martedì 12 aprile 2011

Il mio compleanno - Edited

Io non voglio festeggiare quel giorno. Assolutamente no. La sera del mio 18° compleanno è stata una delle più brutte della mia vita, e ogni anno non posso fare a meno di pensarci. Ero nel periodo più critico della mia "carriera" scolastica, ormai arrancavo dappertutto, e avevo bisogno di tutto, tranne che fermarmi a festeggiare. Certo, per loro la sorpresa era riuscita, poco importava se fino al giorno prima si preoccupavano: magicamente nel giro di un pomeriggio tutte le mie cose sono state messe brutalmente da parte, per fare posto ai festeggiamenti. Non volevo. No. Ricordo come se fosse ieri, mentre eravamo in macchina io me ne stavo dietro in un angolo, che ascoltavo "Hollywood" con le lacrime agli occhi; avevo il magone, e sfruttavo le cuffiette per non ascoltare, per scappare e camminare da solo. Cosa c'era da festeggiare? Non avevo tempo, non potevo permettermelo, dovevo pensare alla scuola e a risolvere i casini che avevo combinato: queste cose le pensavo allora, io non volevo non andare a cena fuori, io volevo NON festeggiare. Ma nessuno questo l'ha capito. Così al nostro ritorno loro se ne sono andati a dormire, mentre io mi sono messo sui libri: ho resistito fino alle 3 di notte, poi non ce l'ho più fatta e mi sono addormentato lì, sulla scrivania e con la luce accesa. Finalmente stavo cercando di uscirne da quel pasticcio, ma in quella sera i miei sacrifici erano stati buttati da un finestrino di un treno in corsa.

Ecco perché non voglio festeggiare quel giorno. Tutti gli altri vanno bene, ma non quello. Troppi brutti ricordi me la fanno sembrare una "festa" inutile. Io in quel giorno voglio fare quello che non ho fatto quel martedì d'aprile di tre anni fa: uscire di scena e andare a camminare da solo, essere lo straniero nella mia città, anche se il film me l'aspettavo con un altro finale, anche se qualcosa è andato male.

Edit del 13/04/2011: Darjo, con il suo commento, mi ha fatto venire in mente una cosa che volevo scrivere ma che poi mi è passata di mente. In tutto il post non ho fatto altro che criticare chi mi ha fatto stare così, senza però precisare che loro l'hanno fatto sicuramente per farmi stare bene, solo che non hanno capito (o non gli ho fatto capire io) quello di cui avevo bisogno veramente. Volevo aggiungere solo questo. Volevo già scriverlo, ma come ho già scritto prima mi è poi passato di mente.

martedì 29 marzo 2011

Due anni e non sentirli

E pensare che più di due anni fa neanche pensavo a una cosa del genere. Una relazione seria, con un rimbambito come me? No no, evidentemente sto sognando, però si può sognare per due anni? Si può continuare a sognare oltre i due anni. La verità è tanto banale, forse troppo. Non sto sognando. Questi sono stati i due anni più belli della mia vita, punto. Questa è la realtà, e chi vive sono io; sono io che mi sono rimesso in moto quel 29 marzo 2009. Stare con lei è la cosa più bella, e sono davvero fortunato a trovarmi tra le braccia una persona come lei. Un rapporto fantastico, senza segreti e sempre con il pieno di passione, e questo proprio non me l'aspettavo.

E' adorabile. E' così semplice da amare. E le parole si sprecano, anche se per me vanno oltre tutto.

Per la mia Marta:

Ogni giorno insieme a te è una festa, in cui tu sei la mia compagna di giochi, la mia compagna di vita. Ti amo, e smetterò di amarti solo quando il mio cuore smetterà di battere.

sabato 19 marzo 2011

Buon compleanno Italia!

Spero che il mio Bel Paese possa scusarmi se arrivo agli auguri online con un paio di giorni di ritardo. Meglio tardi che mai. E pensare che alle bandierine in centro neanche ci facevo caso tre mesi fa. Credo che il mio patriottismo si sia risvegliato in quest'ultima settimana (era andato a nanna qualche tempo fa), sicuramente anche per colpa dei tricolori appesi ai balconi. Sicuramente per molti può sembrare insignificante, ma sentire intorno a me tutta questa unità, questo senso di festa collettiva, mi ha fatto sobbalzare. Quante critiche riguardo a tutto ciò, quante parole inutili, quante isterie fomentate dalla classe politica, ma io voglio festeggiare, ricordarmi chi sono. 150 anni fa s'istituiva l'Unità d'Italia (personalmente preferisco definirla l'Italia Unita), e per l'occasione il 17 marzo è stata proclamata la festa nazionale. Io sono stato a Torino a celebrarla, sotto la pioggia, bagnato fradicio, stanco, ma con i brividi sulle pelle per il verde-bianco-rosso; poco importa se per colpa d'altri non ho cantato l'inno all'unisono con piazza Vittorio Veneto, me lo sono cantato in solitudine, fiero di me.

Ci scanniamo, ci prendiamo a sberle, ci insultiamo, ma quando l'inno è alto nel cielo, le bandiere vibrano e i fuochi d'artificio cantano i colori italiani, siamo (purtroppo quasi) tutti uniti. Noi siamo l'Italia, siamo noi la nostra forza, e dobbiamo sempre restare vigili sulla nostra libertà, perché mai come oggi è in pericolo. Sono italiano e sono contento di esserlo.

Buon compleanno Italia.

giovedì 3 marzo 2011

Promemoria

Se ne stanno lì fuori. Non so perché. Non vogliono entrare in casa mia. Per tutto il giorno fluiscono nella mia testa, e al mio ritorno non mi accompagnano più.

Che buffo, ho le mani talmente pulite che mi scivola la penna di mano, meglio cambiarla. Ecco, ora va molto meglio.

Che mani vissute, rugose e con i calli, manco avessi settant'anni. Ma che ci posso fare? Queste sono le mie mani e me le tengo.

Sospiro, non sto capendo niente sinceramente, e questa penna traballa troppo. Vorrei fermare il tempo, ho bisogno di meditare, non pensare. Sto già pensando troppo in questi giorni, non arrivo a nessuna conclusione.

Promemoria: pensare troppo fa male.

Questo è un periodo critico per me, forse non il peggiore, ma poco ci manca. Nessuna fiducia, nessuna voglia di continuare, è un percorso troppo accidentato e frenetico per me; sicuramente non posso farcela, meglio mettere marcia indietro e andare contromano. E poi c'è quel mostro rosso di cui sono schiavo, di cui tutti siamo schiavi. Lui e i suoi merdosi limiti. Se ne sta lì, imperterrito, sulla corriera 2016 e non mi molla un attimo. Corre troppo veloce, vorrei fermarlo, ho bisogno di meditare, non pensare.

Promemoria: pensare troppo fa male.

Al diavolo la malinconia. Che poi non è malinconia, ma tristezza. Al diavolo la tristezza. Evidentemente se sono così è perché me lo sono meritato, e se ho tutto contro è inutile combattere: tanto vale coricarsi, farsi una birra e aspettare che il merci delle 7.30 mi venga addosso. Di risalire non se ne parla: una forza mi spinge verso l'alto, ma soccombe al mio peso morto. Non ci ho mai capito nulla, e mai capirò.

Vorrei prendere quel regalo e scartarlo; non è per me, ma è come se lo fosse. Vorrei aprire quella bella scatoletta e scolarmi la bottiglia, sentire il fuoco dentro me. Ma quel regalo non c'è, e anche se ci fosse avrei una paura fottuta di stare ancora peggio. Perché si può sempre stare peggio, la cosa importante è ammetterlo, e comunque non è una gran notizia: il presente è qui, è questa luce bianca che illumina queste triste parole, e fa male.

Vorrei chiedere aiuto, ma a chi? A me stesso? Sarebbe perfetto, ma neanche io mi voglio aiutare, semplicemente perché non posso: che aiuto può dare un'anima in pena? Meglio continuare a stare fermo in questo freddo glaciale, sperando di non morire assiderato.

Promemoria: pensare troppo fa male.

Meglio pensarci su.

giovedì 24 febbraio 2011

Dentro o fuori - FUORI

La giornata di oggi sarà un classico "dentro o fuori". Sono quei momenti in cui si decide tutto, ma non vogliono dire un cazzo. Che poi non chiedo tanto eh, di conseguenza invoco il protettore dei perseguitati, affinché mi possa proteggere in questa giornata maledetta. Diciamo che sarà una giornata a eliminazione diretta, se persiste la parità dopo i tempi regolamentare, ci sarà la crudele regola del golden gol, e se proprio il risultato non dovesse sbloccarsi, si va ai calci di rigore. Sicuramente con la sfiga che ho dagli undici metri, il finale di partita si giocherà proprio lì. Vedremo se sarò il Baggio della finale Mondiale '94, oppure lo Jugovic della finale di Coppa dei Campioni '96. Ma sì, perché pensarci ancora su, che vada come deve andare. In fondo, la cosa importante è fare gol sotto la curva dei propri tifosi, tutto il resto non conta.

Ingresso libero, birra e salsiccia per tutti.


Edit delle 20.25: Niente partita, niente Baggio o Jugovic. Forfait. Non sono neanche sceso in campo. In curva c'era solo una persona a sostenermi, ma non è stato quello a scatenare il nubifragio. Partita sospesa per impraticabilità del campo. Ero troppo tranquillo, ero troppo sicuro di me per aspettarmi una partita combattuta fino all'ultimo sangue, e infatti ho sbagliato tutto. Il trend non cambia: proseguo il mio anno continuando a cadere da quella montagna troppo alta; continuo a perdere gli appigli, e ogni volta mi ritrovo sempre più in basso, per la gioia del mio essere. Chiudo con una citazione di Maximilian Cohen (Sean Gullette) tratta dal film Π – Il teorema del delirio:

10 e 15, nota personale: la definizione giusta di questo momento è che sono sull'orlo di un precipizio, ed è lì che succede tutto.

lunedì 7 febbraio 2011

Un cordiale...

Non me ne sta andando bene neanche una. E pensare che di impegno ne metto, forse non come dovrei, ma un minimo di risultato non farebbe male riceverlo. Invece niente, nulla. Se faccio una cosa, mi si ritorce contro, e si prende gioco di me, 'sta bastarda! Crisi nera, non la peggiore certo, però è sempre una crisi. Quando uno ci è dentro mica può pensare che c'è stato di peggio, proprio umanamente non è possibile. Quello sei tu che stai male, e non c'è passato che tenga, sei solo tu con le tue budella in mano che le coccoli come se fossero tanti bambini appena nati. Che poi, non ci assomigliano neanche a bambini appena nati. L'importante è non illudersi, e se prima era un proposito, ora è una priorità! Se ci si mettono pure loro è la fine, the end, sono proprio impanato. Potrei prendermi una vacanza, tornare fra un mese, così sono sicuro al 99 % di essere guarito, ma il mio menefreghismo non è più come una volta; ogni tanto fa cilecca e non mi ricordo neanche la password per settarlo come si deve. Potrei farmi costringere, ma ci sarà sempre l'occasione per farmi venire l'amaro in bocca, come se stessi sbagliando.

Devo anche finirla di giocare con il fuoco, perché a lungo andare, la probabilità di farla franca è sempre minore, secondo una relazione diretta. Va a finire che uno si brucia, e non con un piccolo arrossamento, no no, con quello sono buoni tutti. Qui si cuoce a fuoco moderato e bisogna farla rosolare per bene la carne, così se prima ero impanato, ora sono cotto, con i bordi croccanti come piacciono a me.

Volevo mettere qualcosa di tragico, per rispecchiare il mio Io di adesso, ma ovviamente ho nuovamente sbagliato, e ne è venuto fuori un minestrone di tragicità-commedia di qualità scadente, degno del peggiore discount. E con questo si abbassa il sipario, si apre la botola, e si va giù, ancora. Un cordiale fanculo a questo inizio-2011.

mercoledì 26 gennaio 2011

Sorridere

Lei è qui accanto a me, la sento respirare. Una serata splendida. Ora mi da le spalle, coricata su un fianco che dorme. Forse mi sta aspettando nel suo sogno, o forse sta pensando a qualche minuto fa, quando eravamo ancora stretti in un forte abbraccio, stanchi ma felici. Vorrei tanto abbracciarla, baciarla, ma senza svegliarla. Impossibile. Mi limito a osservarla, cercando ispirazione in quelle labbra socchiuse, in quel gomito piegato sotto la testa, in quei capelli che le coprono appena la fronte. Sembra una dolce bambina. Una ragazza meravigliosa. Vorrei avvicinarmi e sentire il suo profumo, baciarle le spalle nude e sentire il sapore della sua pelle. Sento il calore del suo corpo. Mi fa sorridere, un sorriso nel buio che allontana la solitudine. E il pensiero di svegliarmi domani mattina con lei che viene ad abbracciarmi mi fa venire i brividi. Per quanto tempo ho sognato questi momenti, ed è quasi due anni che i miei sogni si trasformano in realtà. Ormai è l'abitudine, e di qua non si scappa. Proseguo dritto nella mia strada, consapevole di poter contare sulle persona più importante, in ogni momento. Ma ora è tardi, e quando le parole finiscono si può solo mettere un po' di musica, spegnere la luce, chiudere gli occhi e addormentarsi in un abbraccio. Sorridendo.

lunedì 24 gennaio 2011

Parole

Solo una cosa si può fare in questo mondo materialista di cui ne sono schiavo: amare. Chi o cosa non ha importanza, bisogna amare. In ogni momento e anche se sarà invano. Perché le cose cambiano, le persone anche. Quando si è bambini non si ha tempo per la nostalgia, per la malinconia: è quando ti accorgi di essere grande che iniziano i problemi, scopri di avere bisogno di qualcuno che non può esserci, si creano i rifugi più impensabili. Si cresce, ancora al punto da non riuscire a trovare la chiave per quei nascondigli: tra te e il ricordo c'è una fragile porticina di legno dura come il marmo. Penso che una delle cose più brutte sia la nostalgia dei ricordi, ma per fortuna non sono ancora a questo punto. I miei ricordi ci sono ancora, e la mia nostalgia riguarda quei sorrisi, quei volti che non dimentico, quelle serate.


Ho paura di finire il mio inchiostro, di passare un altro anno nell'ombra di qualche parolina d'amore; ho paura di non riuscire a riprendere quella parte di me che ama su un pezzo di carta. Chissà perché quando soffro la parole migliori affiorano con facilità, al contrario di quando sto bene. Magari quelle parole sono ancora là, fuori da quella finestra, magari sono tornate e ora aspettano che vada a riprenderle. Ma io so che non ci sono. E al momento sono lontane, le sento lontane, e, oltre ad amare, posso solo sperare di poterle riabbracciare un giorno.

lunedì 3 gennaio 2011