Il tizio di questo post (a parte il finale allucinato) esiste davvero. Ogni sera si mette sul balcone e si appoggia alla ringhiera; guarda per terra, guarda il giardino. Già, guarda, non osserva. Con la mente è altrove, e io darei un braccio per sapere a cosa cazzo pensa tutte le sere. A che pensa per vivere da solo in quell'appartamento. Magari alla sua consorte ormai defunta, magari ha capito che soffrire per una persona che non c'è più non porta a nulla, e quindi è soddisfatto della sua vita. Ma come fa? Sulla sua schiena sembra portare tutte le pene del mondo, e se ne frega. Non si piega, e quel balcone è lo sguardo che ha verso il mondo: non solo verso la formica che porta la briciola di pane al formicaio, ma osserva anche l'aurora e le stelle cadenti di agosto.
Darei l'altro braccio per fargli i complimenti, perché quando esce con la sua bicicletta è contento e sorride. Da solo, in solitudine. Io non arriverò mai a quel punto, io la solitudine non la sopporto, meno che zero ora che ho trovato una fedele compagna. Non fateci caso, dico sempre che non la sopporto, ma sono il primo a caricarmela in spalla e a portarla per un tempo indefinito.
Darei una gamba per sapere se quello che vedo è un uomo contento, o rassegnato. Rassegnato a tutto, ma se è rassegnato perché continua a uscire sul balcone? Cioè, vai direttamente a letto e aspetta la morte in pace. Non sagrinarti pensando a chissà quali mostruosità umane. Che te ne frega, una bella dormita che domani è un altro giorno. Sono più propenso a pensare alla prima ipotesi (quella del primo braccio).
Darei l'altra gamba per mandarlo a quel paese, perché col suo atteggiamento mi fa sempre perdere un mucchio di tempo. Appena lo vedo non posso fare a meno di fermarmi in quello che sto facendo, e pensare insieme a lui. Ma non sono così bastardo, perché non posso certo fargliene una colpa.
Non darò nessuna delle mie braccia e nessuna delle mie gambe. Mi servono. Per camminare, per toccare con mano i sogni che mi compaiono la notte, per correre verso quell'angolo di luce, per sfiorare gli angoli bui di una bella donna, per amare.