Se ne stanno lì fuori. Non so perché. Non vogliono entrare in casa mia. Per tutto il giorno fluiscono nella mia testa, e al mio ritorno non mi accompagnano più.
Che buffo, ho le mani talmente pulite che mi scivola la penna di mano, meglio cambiarla. Ecco, ora va molto meglio.
Che mani vissute, rugose e con i calli, manco avessi settant'anni. Ma che ci posso fare? Queste sono le mie mani e me le tengo.
Sospiro, non sto capendo niente sinceramente, e questa penna traballa troppo. Vorrei fermare il tempo, ho bisogno di meditare, non pensare. Sto già pensando troppo in questi giorni, non arrivo a nessuna conclusione.
Promemoria: pensare troppo fa male.
Questo è un periodo critico per me, forse non il peggiore, ma poco ci manca. Nessuna fiducia, nessuna voglia di continuare, è un percorso troppo accidentato e frenetico per me; sicuramente non posso farcela, meglio mettere marcia indietro e andare contromano. E poi c'è quel mostro rosso di cui sono schiavo, di cui tutti siamo schiavi. Lui e i suoi merdosi limiti. Se ne sta lì, imperterrito, sulla corriera 2016 e non mi molla un attimo. Corre troppo veloce, vorrei fermarlo, ho bisogno di meditare, non pensare.
Promemoria: pensare troppo fa male.
Al diavolo la malinconia. Che poi non è malinconia, ma tristezza. Al diavolo la tristezza. Evidentemente se sono così è perché me lo sono meritato, e se ho tutto contro è inutile combattere: tanto vale coricarsi, farsi una birra e aspettare che il merci delle 7.30 mi venga addosso. Di risalire non se ne parla: una forza mi spinge verso l'alto, ma soccombe al mio peso morto. Non ci ho mai capito nulla, e mai capirò.
Vorrei prendere quel regalo e scartarlo; non è per me, ma è come se lo fosse. Vorrei aprire quella bella scatoletta e scolarmi la bottiglia, sentire il fuoco dentro me. Ma quel regalo non c'è, e anche se ci fosse avrei una paura fottuta di stare ancora peggio. Perché si può sempre stare peggio, la cosa importante è ammetterlo, e comunque non è una gran notizia: il presente è qui, è questa luce bianca che illumina queste triste parole, e fa male.
Vorrei chiedere aiuto, ma a chi? A me stesso? Sarebbe perfetto, ma neanche io mi voglio aiutare, semplicemente perché non posso: che aiuto può dare un'anima in pena? Meglio continuare a stare fermo in questo freddo glaciale, sperando di non morire assiderato.
Promemoria: pensare troppo fa male.
Meglio pensarci su.
Che buffo, ho le mani talmente pulite che mi scivola la penna di mano, meglio cambiarla. Ecco, ora va molto meglio.
Che mani vissute, rugose e con i calli, manco avessi settant'anni. Ma che ci posso fare? Queste sono le mie mani e me le tengo.
Sospiro, non sto capendo niente sinceramente, e questa penna traballa troppo. Vorrei fermare il tempo, ho bisogno di meditare, non pensare. Sto già pensando troppo in questi giorni, non arrivo a nessuna conclusione.
Promemoria: pensare troppo fa male.
Questo è un periodo critico per me, forse non il peggiore, ma poco ci manca. Nessuna fiducia, nessuna voglia di continuare, è un percorso troppo accidentato e frenetico per me; sicuramente non posso farcela, meglio mettere marcia indietro e andare contromano. E poi c'è quel mostro rosso di cui sono schiavo, di cui tutti siamo schiavi. Lui e i suoi merdosi limiti. Se ne sta lì, imperterrito, sulla corriera 2016 e non mi molla un attimo. Corre troppo veloce, vorrei fermarlo, ho bisogno di meditare, non pensare.
Promemoria: pensare troppo fa male.
Al diavolo la malinconia. Che poi non è malinconia, ma tristezza. Al diavolo la tristezza. Evidentemente se sono così è perché me lo sono meritato, e se ho tutto contro è inutile combattere: tanto vale coricarsi, farsi una birra e aspettare che il merci delle 7.30 mi venga addosso. Di risalire non se ne parla: una forza mi spinge verso l'alto, ma soccombe al mio peso morto. Non ci ho mai capito nulla, e mai capirò.
Vorrei prendere quel regalo e scartarlo; non è per me, ma è come se lo fosse. Vorrei aprire quella bella scatoletta e scolarmi la bottiglia, sentire il fuoco dentro me. Ma quel regalo non c'è, e anche se ci fosse avrei una paura fottuta di stare ancora peggio. Perché si può sempre stare peggio, la cosa importante è ammetterlo, e comunque non è una gran notizia: il presente è qui, è questa luce bianca che illumina queste triste parole, e fa male.
Vorrei chiedere aiuto, ma a chi? A me stesso? Sarebbe perfetto, ma neanche io mi voglio aiutare, semplicemente perché non posso: che aiuto può dare un'anima in pena? Meglio continuare a stare fermo in questo freddo glaciale, sperando di non morire assiderato.
Promemoria: pensare troppo fa male.
Meglio pensarci su.
5 commenti:
Che succede lì?
Un bacio
Dov'è la dolce Marta? E dov'è la tua voglia di vivere Ale? Si, pensare troppo fa un gran male...
pensare fa davvero troppo male,
un saluto!
pensare molto fa rimanere giovani e svegli, purtroppo alla mia età faccio fatica a ricordare tutto... come quando avevo 18 anni
..Qualunque sia il problema ..sali su quel treno.
Con le tue mani non sarà difficile reggerti e tenerti in equilibrio.
ps. La mani vissute, callose..in uomo sono belle..quando le stringi senti una forza arcaica..e soprattutto piacciono alle donne e credo anche alla tua Marta.
Pensare fa male..certo.. mi torna in mente il film della Disney La bella e la Bestia in una delle canzoni di Gaston : cit.
GAston: ''...sto proprio pensando..''
L'amico di GAston : '' è pericoloso!''
GAston: '' lo so !!! ''
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