domenica 15 gennaio 2012

No

Qualche giorno fa ero in macchina che aspettavo una chiamata. Ero appena partito, e tenevo la radio spenta per poter sentire lo squillo del cellulare, una voce amica, vicina. Dopo diversi minuti finalmente mi chiama, è bello risentire la sua voce. Solo questo, solo una chiaccherata tranquilla, per poi continuare il lavoro. Mazzata, e la mia radio è stata spenta per tutto il viaggio. Tutto il pomeriggio sulla strada a guidare e a pensare. Mi viene in mente la scena di un film che nel 2010 ha vinto numerosi premi Oscar, ovvero "Il discorso del re". La scena in proposito è questa: quando il futuro re balbuziente è alla alla sua prima seduta con il suo logopedista, ad un certo punto lui gli fa mettere delle cuffie da cui esce musica classica, e lui si mette a leggere l'Amleto, senza ascoltare la sua voce, solo musica. Ovviamente la registrazione è perfetta, senza sbavature e senza balbettii, ma lui subito non è convinto. Ecco, la scena che mi viene in mente è proprio questa: ad un certo punto si toglie le cuffie e urla "senza speranza, senza speranza"; poi fa per andare via, ma il logopedista lo ferma, mette il disco in una busta e glielo porge gratuitamente. Ecco la vorrei anche io una cosa del genere: sentirmi senza speranza in un momento di sconforto, ma avere la prova in mano che qualcosa di buono ho fatto. Mi sembra di essere già alla fine, quando una persona tira le somme degli anni passati. Ho solo 21 anni, ma qualcosa di buono c'è stato? Qualcosa di buono ho fatto? Sono stato veramente utile in qualcosa? E' questo che mi chiedo.

Vorrei davvero prendere tutti i problemi, tutte le indecisioni, ammucchiarle, metterle in uno scrigno e andare via, magari in Canada. Sì, via. Lascio quel baule lì. Potrei farlo, ma io so che tutto quello che mi lascio dietro, tutto quello che c'è in quello scrigno, al mio ritorno a casa (perché si ritorna sempre a casa) sarà sempre lì ad aspettarmi. E farà più male. E oltretutto, come se non bastasse tutto questo, una delle cosa che hanno fatto più male a me che adoro così tanto le parole, la forma scritta, è il non riuscire a trovare le parole per descrivere il perché della mia risposta negativa. E io non riesco davvero a dire "non ci penso", non riesco a dirlo, perché mi viene solo da pensare che io questo viaggio non me lo merito; per cosa ho fatto e per cosa sto facendo adesso, non me lo merito. E' già tanto se riesco a capirlo io, figurarsi farlo capire alla persona che amo, è quasi impossibile. Ma certe cose sono fatte per essere lasciate andare. Quante volte vorrei prendere la macchina e andare da qualche parte; ma poi bisogna sempre pensare: "Posso farlo? Posso permettermelo? Ho la coscienza a posto per fare questo?". E così da una semplice proposta si passa a una miriade di domande, che portano tutte alla stessa risposta, no. Semplicemente no.