giovedì 16 settembre 2010

Emozioni

Emozioni

Assaporo uno spicchio del Sole
Mentre le nuvole mostrano la loro vena creativa in cielo
Ci corichiamo all'ombra di una spiga di grano
Aria d'estate condita dalla tua fragranza

Caldo è il tuo corpo che mi avvolge tenuamente
Scaccia via le mie angosce e mi sostiene
Le tue linee sono soavi e sussultano ad ogni carezza
Mentre folti ricci profumati sono sparsi ovunque

Calme e accoglienti si poggiano su di me le tue mani
Intanto che ti avvicini alle mie labbra
odo il respiro della tua anima suggerirti i sospiri
Lunghi brividi percorrono i nostri cuori

Un conforto insostenibile mi invade
Una morsa mi stringe il cuore e lacrime di gioia zampillano via
Il desiderio onnipresente di vivere la vita
Impossibile allontanarmi dalla tua presenza

martedì 14 settembre 2010

Dure giornate di vendemmia

Dure queste giornate di vendemmia. Schiena a pezzi, un esame da dare e la necessità dello studio serale: impossibile. Morale a terra e in solitudine. Ma il bello arriverà il 22, e lì ci sarà una bella mazzata. Per fortuna ci sono queste dure giornate di vendemmia. Qui sotto La canzone della terra di Lucio Battisti, il video è orribile, al contrario della canzone.

lunedì 13 settembre 2010

Utopia

Guardo gli altri, tutti con lo sguardo volto verso l'alto e gli occhi illuminati dal fragore di scintillanti luci e colori. Tutti insieme con i propri dolori accomunati dalla sola posizione della testa; si cerca una speranza nello scoppio, un amore che non arriverà mai, delle scuse troppo in alto per essere loro. E quasi mi sembra di vedermi, fra gli indifferenti maledetti, ci incrociamo per un attimo, e poi di nuovo a invidiare gli altri. Una pioggia fittissima che mi impedisce la vista, e in men che non si dica le magliette diventano aderenti, i capelli si appiccicano alla fronte, le scarpe vengono inondate, e quei sorrisi vengono riempiti d'acqua. Io spalanco le mani e sento il fuoco: pioggia che diventa cenere, che brucia, che divampa nei miei occhi, nel mio corpo. E' un'estraneità che uccide la mia, è l'ago quasi impossibile da trovare nel pagliaio, è l'ultimo bicchiere imbevibile dall'ubriacone, è la rassegnazione dei falliti.

Voglia di speranza, svestirmi di questa ignobile maschera per cambiarla con una migliore. Voglia di cambiare e rimanere sempre lo stesso. Avere orgoglio da vendere e forza da abbattere una montagna. Sostituire ogni parola buona scritta ai miei difetti. Essere normale ma diverso dagli altri. L'utopia dell'utopista utopico che si realizza. Realizzarmi per una nuova utopia.

Io sono l'estraneo, l'ago, il bicchiere e la rassegnazione. Sono il peggiore dei mali, l'omicida più astuto bloccato nella sua teca a forma di anima. Sono la formica alleata con Golia che deve combattere contro Davide. Utopia.

Mi serve il libretto d'istruzioni per capire questa vita. Il mio l'ho buttato tanto tempo fa convinto che non mi sarebbe servito.

giovedì 9 settembre 2010

Sopra la panca la capra crepa!

          Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa

Quante volte abbiamo sentito questo scioglilingua? E quante volte abbiamo sfidato i nostri amici su chi lo ripeteva più in fretta e senza errori? Almeno una volta sicuro. Ma quanti di voi hanno pensato realmente a cosa può voler dire una frase del genere?

Ieri, non si sa come, io e la mia lei siamo entrati su questo discorso, più che discorso è stato un monologo dato che ha parlato solo una persona, e quella persona non ero io. Fatto sta che ha voluto illustrarmi la sua Teoria della capra (©), con tanto di spiegazione logica, razionale e scientifica. Il dubbio principale è questo: perché la capra crepa sotto la panca? Cosa c'è lì sotto di così nocivo per il suo povero corpicino? E poi sopra come fa a campare? Da qui è partito il monologo volto a spiegarmi l'evidente errore di questo scioglilingua.

Secondo la Teoria della capra (©), in ottime condizioni climatiche (il tipico sole che spacca le pietre), quando la capra del suddetto scioglilingua sta sotto la panca, vuol dire che si sta riparando da qualcuno/qualcosa e, ipotesi ancora più attendibile, si sta nutrendo ingerendo (non fumando) un po' d'erba. Invece, quando la capra sta sopra la panca, questa finisce col morire ustionata e con una grave forma di disidratazione provocata dal sole cocente.

Per ora non esistono varianti a questa illustre teoria, quindi non si sa ancora con certezza cosa accadrebbe in condizioni climatiche pessime e con clima glaciale. Se per caso venissi a scoprire ulteriori dettagli non esiterò a postarli qui.

Nel frattempo posso ritenermi personalmente soddisfatto: ora la mia vita ha un senso (anche se con una capra in meno).

P.S.: di seguito posto l'immagine esclusiva del foglietto con la spiegazione della Teoria della capra (©).



(Per vedere la foto ingrandita cliccarci sopra)

venerdì 3 settembre 2010

"No, non si fa!"

Stanotte sono uscito di casa e ho iniziato a camminare. Dopo qualche decina di metri ho incontrato un ubriacone e gli ho detto: "No, non si fa!"; ho preso due birre dalla mia sacca e gliene ho passata una. Poi ho incontrato un suicida e gli ho detto: "No, non si fa!", e abbiamo parlato per quasi due ore: è andato a casa felice come non mai. Più avanti c'era un potente del mondo e gli ho detto: "No, non si fa!": donò quasi l'intero capitale ai poveri del Terzo Mondo, riservandosi una piccola parte per continuare a vivere in pace. Ancora più in là ho incontrato un ladro di biciclette e gli ho detto: "No, non si fa!": diventò il miglior ladro d'auto della storia. Ho incontrato un pazzo e gli ho detto: "No, non si fa!": tre anni più tardi ricevette il premio Nobel per l'economia. Ho incontrato lo scemo del villaggio e gli ho detto: "No, non si fa!": da quel momento, ogni persona che indicava la Luna, lui non si fissava più sul dito. Ho incontrato uno sfruttatore minorile e gli ho detto: "No, non si fa!": diventò docente di Diritto del lavoro. Ho incontrato un boia e gli ho detto: "No, non si fa!": il contraccolpo psicologico fu talmente grave che si torturò da solo, tanti si chiedono come abbia fatto. Ho incontrato un assassino e gli ho detto: "No, non si fa!": continuò a uccidere, e prima di farlo si scusava con le vittime. Dopo aver fatto tutto il perimetro della città, ritornai verso casa. Quando fui quasi arrivato, notai che c'era un uomo davanti alla porta d'ingresso di casa mia. Aveva un aspetto trasandato, vestito di straccioni, lo sguardo perso nel vuoto, barba incolta e capelli lunghi e disordinati. Continuava a fissare davanti a sé, senza avere la concezione dello spazio e del tempo. Quando lo chiamai per nome lui si girò lentamente e iniziò a fissarmi.

Mi dissi: "No, non si fa!".

Non cercare di insegnare la vita agli altri, perché non sempre si ha l'effetto sperato. Piuttosto dispensate consigli, lasciando agli altri di decidere se seguirli oppure no. Insegnate la vita prima di tutto a voi stessi, perché l'esperienza più grande si compie in solitudine.