venerdì 24 dicembre 2010

Buone vacanze

Proprio così, buone vacanze, e non buon Natale come fanno tutti. Quanta ipocrisia che c'è in questa festa, quante cianfrusaglie si regalano e quante seghe mentali per apparire sempre amichevoli e cordiali. Se siete delle teste di rapa come me, lo sarete sempre, non c'è regalo o bigliettino che tenga. Devo ammettere però una cosa: ormai faccio parte anche io di questo consumismo e, anche se non condivido religiosamente questo evento, ci partecipo allo scambio dei regali partecipo, l'economia la faccio girare anche io. Lo faccio perché sembra ormai tradizione, perché sono quei bambinetti alla tv che ci martellano.

E poi c'è quell'omone grosso e grasso vestito di rosso, che poi (e stia fra noi), quell'omone lì, sì sì, proprio lui, che va in giro con renne da mille cavalli l'una e i fendi e le frecce d'emergenza sempre accese (un tamarro di ultima generazione), non esiste! Ti ho sconvolto? Guarda che ce l'ho con te, non guardarti in giro perché ci sei solo tu nella stanza, e ce l'ho con te perché sei andato a mettere il panettone nel camino. Ma ti pare? Con la crisi che c'è vai a spendere soldi in un panettone senza neanche mangiarlo? Guarda che l'omone non esiste, prova a googlare e vedrai che ho ragione. Ora che lo sai fatti furbo, continua a farlo credere a tutti, e ogni anno scrivi quella cavolo di letterina, mettici dentro quello che ti pare, dalla Playstation nuova alle bambole gonfiabili, vedrai che sarai accontentato.

Ho ragione io e basta. Provate a contare quanti falsi sorrisi ci sono nei giorni di Natale, quanto odio represso solo per quel giorno, perché va di moda. Non vi bastano neanche le dita delle mani e dei piedi. Mangi il polpettone che hai nel piatto, e alla tua destra c'è il cugino vicino alla cugina che odia a morte, e alla tua sinistra c'è la zia che odia a morte lo zia. E tu lo sai, perché si sanno queste cose, e sapete la cosa migliore qual'è? Ridere. Già, bisogna riderci su queste cose, perché se iniziate anche solo a fare qualche collegamento filosofico, a trovare una qualche spiegazione razionale, finite male.

Come sempre i miei auguri vanno a chi passa di qui, anche per caso, e si ferma anche solo un istante a leggere qualche mia parola. Passate delle belle vacanze, e non sprecate i soldi in cosine inutili, non siete obbligati a regalare qualcosa alla persona che non vi piace. Natale è uno dei trecentosessantacinque giorni che ci stanno in un anno, e i regali non stanno solo a Natale. Personalmente do molto più valore ad un dono ricevuto in un giorno qualunque, perché io in quel giorno faccio festa, perché sento completamente l'affetto da parte di quella persona. E i regali non sono solo materiali, può anche essere una telefonata di un amico che vuole sapere qualcosa di voi. Provate anche solo ad immaginarvela come situazione. La sorpresa che suscita in voi una cosa del genere, ma non è magnifico? Ogni tanto fare qualche regalo del genere fa bene, a noi più che altro.

venerdì 17 dicembre 2010

Paure, incubi

Ti alzi un mattino, apri il giornale e leggi notizie come queste, e puoi solo fermarti a pensare. Tutto passa in secondo piano, e inizi a pensare: "Finirò anche io così?". Paure lecite, forse eccessive, che tutti hanno, anche se pochi lo confessano. La consapevolezza di aver costruito un pilastro forte insieme ad un'altra persona, ma con questa paura che vuole sgretolare tutto. E' la paura della solitudine, la paura di rimanere di nuovo soli, e dover rimangiare quella promessa fatta, che mai più la solitudine avrebbe fatto parte della vita. Ti alzi un mattino e scopri che non è stato tutto un sogno, lei davvero è sparita con tutti i ricordi, neanche quelli ha lasciato, e starà bene. Come si può andare avanti? Si può superare un ostacolo del genere, completamente da soli per di più? Si può davvero far finta che non sia successo niente? Davvero ricominceranno i falsi sorrisi, i falsi stati d'animo?

Ma ti alzi al mattino e scopri che non è stato tutto un sogno, ma un terribile incubo. Pensieri odiosi che si permettono anche solo di pensare a lei. Crudele fantasia che è ancorata al passato, e per fortuna ci resterà per sempre, ma non è così che deve venire fuori. Da quasi due anni ho ricominciato a vivere, e lo ricordo ancora quando te l'ho detto davanti ai nostri amici: tu hai capito e mi hai solo detto "grazie". E' stata la cosa più bella che potessi mai dirmi. Le mie sono paure che fanno male, di cui però non posso farne a meno, perché quando sono con te, ti basta un bacio per spazzarle via, ridandomi la vita ogni volta, ricevendo in cambio un amore sempre più forte.

giovedì 16 dicembre 2010

sabato 27 novembre 2010

Un abbraccio

Un abbraccio con la consapevolezza che non sarà l'ultimo. Un arrivederci adulto e sincero, per te che parti per Roma. Ridere per i bei ricordi, e stare uniti per quelli più brutti. E la tristezza per la tua partenza è superata dalla gioia di averti come amica, che nonostante quei tuoi 9 mesi, nonostante le mie disavventure, sei sempre qui accanto a me. Sei la mia migliore amica, e non riesco a non lasciarti ancora senza l'ennesimo saluto; perché la tua amicizia mi ha fatto crescere, e ancora, a 20 anni, mi fa crescere ancora adesso. Mi hai dato tanto, e spero che quello che ti ho dato io ti sia servito quanto volevo. Fai buon viaggio amica mia, ti lascio qui un abbraccio forte. Arrivederci, e a presto. Ti voglio bene Miri. :)

giovedì 18 novembre 2010

Le parole di un poeta

Passa l'appetito nell'indifferenza, anche quello. Chi l'ha conosciuta? Quand'ero più piccolo, nei gruppi anonimi tutti ne avevano una gran paura. Tutti ne hanno paura. Anche i più saggi crollano sotto i colpi insostenibili del non differente; fendenti pieni al cuore, che bucano. Quelle scarpe sono rotte, sotto la pioggia, come lacrime che scendono e restano lì. E inondano.

Dai, che con un po' di acqua e limone passa tutto.

Ma le parole di un poeta fanno più male, demoliscono ogni forma di vita che può rispondere. Innalza la vita sul piedistallo più alto, poi la sgretola lentamente con parole e metafore. Il poeta è una creatura crudele, ma se riceve un po' d'amore diventa docile e mansueto. Non temete quindi, se ne incontrate uno amatelo sempre e comunque, perché quello che può tirare fuori dal suo cappello non sono illusioni, bensì pura magia. Amatelo, vi stupirete di quello che saprà offrirvi.

venerdì 12 novembre 2010

lunedì 18 ottobre 2010

Il vuoto dei ricordi

Perché a volte succede che il peso dei ricordi è tale da sopraffarti, e si crea il vuoto intorno a te. Ricordi pieni, tristi, malinconici, che fanno il vuoto. E allora vai sempre più indietro, a scavare e a spolverare quel momento così imbarazzante, ma così vivo. Allora si piangeva, si stava davvero male, adesso si riflette, si ride alcune volte. Per quanto tremendi siano stati, mai ti potrai staccare da loro, ti hanno plasmato e adesso eccoti qui, davanti a un monitor a pigiare tasti a caso. Con il vuoto intorno. I ricordi che creano il vuoto, buffa come situazione. Non chiedetemi come sia possibile, però è così. E va bene.

sabato 9 ottobre 2010

Pena di morte? Io dico no!

Negli ultimi giorni la notizia del ritrovamento del cadavere di Sarah Scazzi sta tenendo banco ovunque. Il 26 agosto, Sarah Scazzi, ragazzina 15enne di Avetrana (TA), scomparve senza lasciare tracce. Venne ritrovata solo la notte tra il 7 e l'8 ottobre, grazie alla confessione dello zio Michele Misseri. Personalmente mi è dispiaciuto tanto, anche perché ero quasi convinto che si trattasse di una fuga volontaria, e probabilmente tutta l'Italia si è dispiaciuta nel seguire questo triste epilogo. Il bisogno di scrivere un post su questa vicenda non nasce dalla tristezza che si prova al mattino, aprendo il giornale e leggendo questo genere di notizie.

Oggi ho appreso che davanti alla casa di Sarah è apparso uno striscione con su scritto "Pena di morte per lo 'zio' animale", portato dalla madre di uno dei suoi compagni di scuola. Ma stiamo scherzando? Pena di morte? Nessuno ha il diritto di decidere sulla vita altrui. Qualcuno mi dirà che neanche Misseri aveva alcun diritto nei confronti di Sarah, eppure lui la uccisa contro la sua volontà (ovviamente aggiungerei, ma con l'ignoranza della gente non si può mai sapere). Infatti la pena più giusta da infliggere è la massima possibile dal codice penale italiano: l'ergastolo. Ergastolo vuol dire passare il resto della vita in carcere, sicuri che sia peggio della tanto sognata pena di morte?

Provate anche solo ad immaginarvi quanto può essere lungo un anno in carcere, ora prendete Misseri che ha 54 anni, dategli ancora minimo 26 anni di vita, e arriva così a 80 anni, riuscite ad immaginarvi 26 anni di carcere? Credo proprio di no. Lo scopo del carcere è quello di rieducare una persona, mettere in riga una persona che ha sbagliato, permetterle anche di lavorare (garantendo anche una sorta di beneficio allo Stato). Il reato di Misseri è talmente grave (ovviamente a parer mio, però è difficile immaginarsi un crimine più pesante di quello commesso dallo zio della ragazza) che occorre l'ergastolo.

Provo un grande senso di delusione e amarezza, sapere di gruppi su Facebook inneggianti alla pena di morte per Misseri e gruppi addirittura pro Misseri. Persone che pensano con la propria testa, che non si fanno trascinare dalle emozioni, esistono ancora? Mentre ero in treno ieri pomeriggio, mi è capitata una copia del Leggo di Torino, e in una pagina c'era un trafiletto contenente un'intervista rilasciata da un docente de La Sapienza di Roma (ora non ricordo il nome, e neanche di che cosa si occupa, ma comunque è legato al mondo del crimine e della psicologia criminale), l'argomento di quella mini-intervista era proprio lo status psicologico di Misseri. Non pensavo che una persona potesse dire così tanti strafalcioni in pochi minuti. In parole povere, il docente asseriva con sicurezza che l'intento di Misseri era proprio quello di uccidere la sua vittima, praticamente si parla di omicidio premeditato; altra cosa, che mi ha fatto sorridere (e non ridere), è stato il suo disegno psicologico di Misseri, che arriva a dire che è una persona instabile, che non è stato capace di cancellare le prove contro di lui, che non è riuscito a gestire lo stress. Io dico, il Leggo di Torino non avrà gli stessi lettori de La Repubblica, ma viene letto da un discreto numero di persone: come si può permettere a un docente di trovare spazio con le sue esternazioni isteriche? Perché isteriche? In primo luogo, come fa questo docente ad essere sicuro della premeditazione del reato? E secondo e ultimo punto: sono passati 42 giorni dalla scomparsa al ritrovamento, e vorrei ricordare che la ragazza è stata trovata solo grazie alla confessione di Misseri. Come si può dire che è una persona che non gestisce lo stress, quando ha cancellato ogni prova dalla sua casa, ha occultato il corpo, ha fatto finta di niente per 42 giorni? E' solo grazie al cellulare che lui ha fatto finta di scoprire (sapeva già dov'era, l'aveva messo lui). Se questa è una persona che non è capace di gestire lo stress, chissà quelle che sono in grado di gestirlo. Purtroppo sono opinioni (quelle del docente) che influiscono sulla gente comune e che generano odio.

Posso solo provare a capire i parenti di Sarah (tranne lo zio ovvio), del fratello che dice che dovrebbe suicidarsi. In quelle situazioni, penso sia logico essere accecati dalla rabbia e dalla tristezza generata da un simile evento. Sono considerazioni a caldo che possono cambiare anche una persona. Ma quello striscione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso in me.

Bisogna chiedersi: perché la gente chiede la pena di morte? Non ci sono arrivato subito, ma la mia conclusione è che in Italia ci siamo abituati a vedere criminali fuori dal carcere dopo pochi anni, anche senza aver finito di scontare la loro pena. Questo può far pensare alla pena di morte come un'unica soluzione: se bisogna scegliere tra pena di morte e tre anni di carcere e poi libertà, probabilmente si sceglierebbe la prima. Spero che tutte queste illazioni e isterie siano dettate da questo sconforto e delusione nei confronti del sistema giudiziario italiano. Altrimenti povera Italia.

giovedì 16 settembre 2010

Emozioni

Emozioni

Assaporo uno spicchio del Sole
Mentre le nuvole mostrano la loro vena creativa in cielo
Ci corichiamo all'ombra di una spiga di grano
Aria d'estate condita dalla tua fragranza

Caldo è il tuo corpo che mi avvolge tenuamente
Scaccia via le mie angosce e mi sostiene
Le tue linee sono soavi e sussultano ad ogni carezza
Mentre folti ricci profumati sono sparsi ovunque

Calme e accoglienti si poggiano su di me le tue mani
Intanto che ti avvicini alle mie labbra
odo il respiro della tua anima suggerirti i sospiri
Lunghi brividi percorrono i nostri cuori

Un conforto insostenibile mi invade
Una morsa mi stringe il cuore e lacrime di gioia zampillano via
Il desiderio onnipresente di vivere la vita
Impossibile allontanarmi dalla tua presenza

martedì 14 settembre 2010

Dure giornate di vendemmia

Dure queste giornate di vendemmia. Schiena a pezzi, un esame da dare e la necessità dello studio serale: impossibile. Morale a terra e in solitudine. Ma il bello arriverà il 22, e lì ci sarà una bella mazzata. Per fortuna ci sono queste dure giornate di vendemmia. Qui sotto La canzone della terra di Lucio Battisti, il video è orribile, al contrario della canzone.

lunedì 13 settembre 2010

Utopia

Guardo gli altri, tutti con lo sguardo volto verso l'alto e gli occhi illuminati dal fragore di scintillanti luci e colori. Tutti insieme con i propri dolori accomunati dalla sola posizione della testa; si cerca una speranza nello scoppio, un amore che non arriverà mai, delle scuse troppo in alto per essere loro. E quasi mi sembra di vedermi, fra gli indifferenti maledetti, ci incrociamo per un attimo, e poi di nuovo a invidiare gli altri. Una pioggia fittissima che mi impedisce la vista, e in men che non si dica le magliette diventano aderenti, i capelli si appiccicano alla fronte, le scarpe vengono inondate, e quei sorrisi vengono riempiti d'acqua. Io spalanco le mani e sento il fuoco: pioggia che diventa cenere, che brucia, che divampa nei miei occhi, nel mio corpo. E' un'estraneità che uccide la mia, è l'ago quasi impossibile da trovare nel pagliaio, è l'ultimo bicchiere imbevibile dall'ubriacone, è la rassegnazione dei falliti.

Voglia di speranza, svestirmi di questa ignobile maschera per cambiarla con una migliore. Voglia di cambiare e rimanere sempre lo stesso. Avere orgoglio da vendere e forza da abbattere una montagna. Sostituire ogni parola buona scritta ai miei difetti. Essere normale ma diverso dagli altri. L'utopia dell'utopista utopico che si realizza. Realizzarmi per una nuova utopia.

Io sono l'estraneo, l'ago, il bicchiere e la rassegnazione. Sono il peggiore dei mali, l'omicida più astuto bloccato nella sua teca a forma di anima. Sono la formica alleata con Golia che deve combattere contro Davide. Utopia.

Mi serve il libretto d'istruzioni per capire questa vita. Il mio l'ho buttato tanto tempo fa convinto che non mi sarebbe servito.

giovedì 9 settembre 2010

Sopra la panca la capra crepa!

          Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa

Quante volte abbiamo sentito questo scioglilingua? E quante volte abbiamo sfidato i nostri amici su chi lo ripeteva più in fretta e senza errori? Almeno una volta sicuro. Ma quanti di voi hanno pensato realmente a cosa può voler dire una frase del genere?

Ieri, non si sa come, io e la mia lei siamo entrati su questo discorso, più che discorso è stato un monologo dato che ha parlato solo una persona, e quella persona non ero io. Fatto sta che ha voluto illustrarmi la sua Teoria della capra (©), con tanto di spiegazione logica, razionale e scientifica. Il dubbio principale è questo: perché la capra crepa sotto la panca? Cosa c'è lì sotto di così nocivo per il suo povero corpicino? E poi sopra come fa a campare? Da qui è partito il monologo volto a spiegarmi l'evidente errore di questo scioglilingua.

Secondo la Teoria della capra (©), in ottime condizioni climatiche (il tipico sole che spacca le pietre), quando la capra del suddetto scioglilingua sta sotto la panca, vuol dire che si sta riparando da qualcuno/qualcosa e, ipotesi ancora più attendibile, si sta nutrendo ingerendo (non fumando) un po' d'erba. Invece, quando la capra sta sopra la panca, questa finisce col morire ustionata e con una grave forma di disidratazione provocata dal sole cocente.

Per ora non esistono varianti a questa illustre teoria, quindi non si sa ancora con certezza cosa accadrebbe in condizioni climatiche pessime e con clima glaciale. Se per caso venissi a scoprire ulteriori dettagli non esiterò a postarli qui.

Nel frattempo posso ritenermi personalmente soddisfatto: ora la mia vita ha un senso (anche se con una capra in meno).

P.S.: di seguito posto l'immagine esclusiva del foglietto con la spiegazione della Teoria della capra (©).



(Per vedere la foto ingrandita cliccarci sopra)

venerdì 3 settembre 2010

"No, non si fa!"

Stanotte sono uscito di casa e ho iniziato a camminare. Dopo qualche decina di metri ho incontrato un ubriacone e gli ho detto: "No, non si fa!"; ho preso due birre dalla mia sacca e gliene ho passata una. Poi ho incontrato un suicida e gli ho detto: "No, non si fa!", e abbiamo parlato per quasi due ore: è andato a casa felice come non mai. Più avanti c'era un potente del mondo e gli ho detto: "No, non si fa!": donò quasi l'intero capitale ai poveri del Terzo Mondo, riservandosi una piccola parte per continuare a vivere in pace. Ancora più in là ho incontrato un ladro di biciclette e gli ho detto: "No, non si fa!": diventò il miglior ladro d'auto della storia. Ho incontrato un pazzo e gli ho detto: "No, non si fa!": tre anni più tardi ricevette il premio Nobel per l'economia. Ho incontrato lo scemo del villaggio e gli ho detto: "No, non si fa!": da quel momento, ogni persona che indicava la Luna, lui non si fissava più sul dito. Ho incontrato uno sfruttatore minorile e gli ho detto: "No, non si fa!": diventò docente di Diritto del lavoro. Ho incontrato un boia e gli ho detto: "No, non si fa!": il contraccolpo psicologico fu talmente grave che si torturò da solo, tanti si chiedono come abbia fatto. Ho incontrato un assassino e gli ho detto: "No, non si fa!": continuò a uccidere, e prima di farlo si scusava con le vittime. Dopo aver fatto tutto il perimetro della città, ritornai verso casa. Quando fui quasi arrivato, notai che c'era un uomo davanti alla porta d'ingresso di casa mia. Aveva un aspetto trasandato, vestito di straccioni, lo sguardo perso nel vuoto, barba incolta e capelli lunghi e disordinati. Continuava a fissare davanti a sé, senza avere la concezione dello spazio e del tempo. Quando lo chiamai per nome lui si girò lentamente e iniziò a fissarmi.

Mi dissi: "No, non si fa!".

Non cercare di insegnare la vita agli altri, perché non sempre si ha l'effetto sperato. Piuttosto dispensate consigli, lasciando agli altri di decidere se seguirli oppure no. Insegnate la vita prima di tutto a voi stessi, perché l'esperienza più grande si compie in solitudine.

giovedì 19 agosto 2010

Darei due gambe e due braccia

Il tizio di questo post (a parte il finale allucinato) esiste davvero. Ogni sera si mette sul balcone e si appoggia alla ringhiera; guarda per terra, guarda il giardino. Già, guarda, non osserva. Con la mente è altrove, e io darei un braccio per sapere a cosa cazzo pensa tutte le sere. A che pensa per vivere da solo in quell'appartamento. Magari alla sua consorte ormai defunta, magari ha capito che soffrire per una persona che non c'è più non porta a nulla, e quindi è soddisfatto della sua vita. Ma come fa? Sulla sua schiena sembra portare tutte le pene del mondo, e se ne frega. Non si piega, e quel balcone è lo sguardo che ha verso il mondo: non solo verso la formica che porta la briciola di pane al formicaio, ma osserva anche l'aurora e le stelle cadenti di agosto.

Darei l'altro braccio per fargli i complimenti, perché quando esce con la sua bicicletta è contento e sorride. Da solo, in solitudine. Io non arriverò mai a quel punto, io la solitudine non la sopporto, meno che zero ora che ho trovato una fedele compagna. Non fateci caso, dico sempre che non la sopporto, ma sono il primo a caricarmela in spalla e a portarla per un tempo indefinito.

Darei una gamba per sapere se quello che vedo è un uomo contento, o rassegnato. Rassegnato a tutto, ma se è rassegnato perché continua a uscire sul balcone? Cioè, vai direttamente a letto e aspetta la morte in pace. Non sagrinarti pensando a chissà quali mostruosità umane. Che te ne frega, una bella dormita che domani è un altro giorno. Sono più propenso a pensare alla prima ipotesi (quella del primo braccio).

Darei l'altra gamba per mandarlo a quel paese, perché col suo atteggiamento mi fa sempre perdere un mucchio di tempo. Appena lo vedo non posso fare a meno di fermarmi in quello che sto facendo, e pensare insieme a lui. Ma non sono così bastardo, perché non posso certo fargliene una colpa.

Non darò nessuna delle mie braccia e nessuna delle mie gambe. Mi servono. Per camminare, per toccare con mano i sogni che mi compaiono la notte, per correre verso quell'angolo di luce, per sfiorare gli angoli bui di una bella donna, per amare.

venerdì 6 agosto 2010

Unica guida

Unica guida

Là dove la Luna dista quattro dita da Venere
Talmente bella che sembra lì solo per te

Un braccio prende vita fra gli ulivi
Labbra impregnate di salsedine
L’incontro a metà fra la terra e il cielo
Emozioni di seta e brividi maestosi
Animo vittorioso che sorregge il poeta
Perdo la vita e la ritrovo con te
La malinconia mi raggiunge in festa
mentre la paura risiede nei meandri oscuri del mare

Chiudo gli occhi e seguo la tua luce
Unica guida

martedì 3 agosto 2010

Piangere da soli fa male, meglio in compagnia

25 minuti e credo di aver stabilito un record personale. Solo un'altra volta ho pianto così tanto, ed erano gli anni peggiori. Effettivamente non sta andando proprio bene ultimamente; alcune cause si sanno, altre no. In merito al titolo, credo che sia così. Piangere da solo ti porta a svuotare tutta la merda che hai dentro e buttarla intorno a te, quindi respiri un'atmosfera davvero pesante; cadi giù giù in fondo, fai pensieri folli, e ti trovi solo. Sei solo te che cadi, attorno c'è solo lo schifo che hai mandato fuori. E quando hai finito tutto? Il vuoto, una malinconia esasperante e nessuna persona che è in grado di colmarlo. Ricominci da solo, e quando lo fai dai segno di una grande maturità e forza interiore. Oppure aspetti lì in fondo, nel buio, aspetti di vedere una luce, morta o viva che sia, attendi quella luce. Non dovrebbero esserci controindicazioni se l'attesa non è molta, ma i problemi sorgono quando si aspetta per settimane, mesi, anni: la luce viva marcisce e muore, il resto si può immaginare.

Un'altra cosa è piangere in compagnia, abbracciati alla fidanzata, ad un amico, ad un'amica. Quando piangi sulla spalla di qualcuno non cadi giù, anzi, ti innalzi verso l'alto, esattamente l'opposto di quando si è soli. Questo perché non c'è attesa, e ricominci subito a vivere, meglio di prima (perché svuotato da un gran peso). Tutto quello che butti fuori viene assorbito da quella spalla amica, che lo ricicla in affetto, comprensione e amore, proprio quello di cui hai bisogno di in quel momento. E alla fine delle lacrime, tempo ancora mezz'oretta, e ti sentirai come un leone. Vivo, raggiante, soddisfatto, pronto per sfidare nuovamente il mondo.

Purtroppo questi 25 minuti di pianto, me li sono fatti da solo, chiuso dentro casa e al buio. Nessun contatto con l'esterno, e quel vuoto di cui ho parlato prima lo sto sentendo eccome, e brucia ancora. Ma io non ricomincio. Io aspetto ancora due giorni il suo ritorno, e solo allora potrò vedere la luce viva oscurata da una mano tesa verso me.

venerdì 30 luglio 2010

Richiuso per ferie!

Ci sono ancora, più abbronzato (neanche tanto) e più vivo che mai, e anche con una carie in meno! E fra qualche ora si parte per un viaggio di 72 ore in Liguria. Sono già regolato sull'impostazione "on the road", quindi non dovrebbero esserci problemi particolari: macchina pronta, zaini pronti, mente quasi pronta (e c'è un perché) e i due amici pronti. E ora che ci penso è una vita che non scrivo qualcosa di decente, anche se ho quelle tre cosucce in cantiere, ma la vena del poeta è partita per Honolulu da un bel po' di tempo, e chissà quando ritorna.

Posso parlare dei miei dieci giorni in Toscana, ma la verità è che non ho proprio voglia. Giorni fantastici, in cui ho rimediato tante belle sensazioni, condivise solamente con Marta, che oltretutto mi ha fatto anche provare una vita da campeggio davvero soddisfacente, lo ammetto, a parte il caldo in tenda. Unici due nei, auto guastata (con conseguente ricovero in officina) quando eravamo quasi arrivati e l'autovelox preso sulla Grosseto-Siena. L'auto l'abbiamo riavuta nel giro di un giorno fortunatamente (il catalizzatore otturava la marmitta), mentre la multa devo ancora averla. Cosa che capitano certo, ma che ti fan girare comunque le palle. Comunque se sono preso bene qualche foto la metto. La Toscana comunque è davvero una regione fantastica, in tutti i sensi. Oltre a una sana vita di mare condita con patatine al formaggio e pasta alla carbonara, siamo riusciti a visitare Pisa (nella pausa di due ore del viaggio di andata), Siena, Capalbio, Monte Argentario, Pitigliano, Sorano, Sovana, oltre a Castiglione della Pescaia, che è il posto dove avevamo la tenda. Anche l'ultimo giorno è stato traumatico (più che altro per me), ma è passato anche quello.

Marta ora è esattamente a 1.610 km da me (percorso auto, grazie Google Maps :D). Partita mercoledì, e la nostalgia si è fatta sentire sin da subito, ma è sempre così. Il primo giorno è sempre il peggiore, poi piano piano migliora tutto. Lei si fa la vacanza di una settimana con le amiche, e io faccio la mia di tre giorni con gli amici. Praticamente sono stato obbligato, non avevo proprio voglia di fare il terzo incomodo nelle altre coppie. E anche il perché di prima è stato risolto.

Gente, non arrendetevi mai, lottate sempre per ogni cosa, iniziate ad amare prima voi stessi, e poi gli altri e vedrete che le cose inizieranno a girare, se è successo a me, può succedere anche a voi. A presto.

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giovedì 15 luglio 2010

Chiuso per ferie!

Dal 16/07 al 25/07. Io e la mia dolce metà ce ne andiamo 10 giorni in Toscana a sciallarci. "Sole, mare, un sacco di palme.[...] Nessuno che ti rompe le palle, che ti dice quello che devi fare." (citazione tratta da un famoso film italiano, quale? Google non vale). E in effetti ci voleva questa pausa. Ormai non pensavo ad altro, tanto che ho mandato a puttane l'ultimo esame del mio primo anno universitario. Quest'estate me la sto godendo in pieno, ma porca di quella porca fa troppo caldo, si dovrebbe vivere a mollo nel mare, uscire solo per pranzo e cena, e passare le due ore dopo mangiato chiusi in una cella frigorifera tarata a 10 °C. Caldo e caldo, ormai si parla solo di questo.

Fanculo ai pensieri che nuocciono alla salute (anche se stranamente nell'ultimo periodo neanche l'ombra) e largo spazio a quelli buoni da mangiare e a quelli immersi nella natura. E state in allerta (non nei 10 giorni che verranno) che ho addirittura due interventi in cantiere. Io non ho più niente da dire, veramente non ce l'avevo nemmeno prima, ma mi sembrava doveroso fare un piccolo saluto, avvertirvi che mentre voi vi spaccate la schiena sotto il sole, io me ne starò in panciolle in acqua. Ma l'estate è bella, quindi divertitevi e godete, perché Ale è con voi.


venerdì 9 luglio 2010

Jenny è pazza - Vasco Rossi

Jenny non è Vasco, sono io bigotti.





Edit delle 19:47 dell'11 luglio 2010: non ero Jenny, ero un coglione bigotti.

mercoledì 30 giugno 2010

Se non è adesso...

...sarà per la prossima volta!

domenica 20 giugno 2010

Inno alla gioia

Inno alla Gioia

Fuori la pioggia scrosciante rimbomba nella mia testa
Occhi chiusi, labbra serrate, sguardo al suolo
Oscure catene mi inchiodano ad un volere macabro
Un essere strisciante, lontano da tutti, lontano da me

Ma il tempo continua la sua corsa impazzata
e l’amore non si dissolve con le lacrime della discordia
Tempo, amore, pioggia, sole, e ancora pioggia
La fenditura nel ferro è ormai profonda

Fra le foglie di quel salice intravedo il tuo sorriso
Le estremità delle tue labbra tendono a salire
Sei scesa e sei venuta a curare le mie ferite
massaggiandomi il collo con i tuoi baci

E arriva in crescendo la forza dentro me
Gli archi ululano e lo scroscio della pioggia si trasforma in un delizioso tintinnio
Mi elevo disarcionando le catene della diversità
Occhi fieri di un presente tanto turbato

Non preoccuparti mia Venere
Volo a riprendermi la gioia rubatami da quel fiume di fango
Solo allora potremo uscire all’aria aperta
e amarci

lunedì 14 giugno 2010

Io ricomincio da capo

Vostro Onore, sei un figlio di troia,
mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
ora aspettami fuori dal sogno
ci vedremo davvero,
io ricomincio da capo.

(Fabrizio De André)

mercoledì 9 giugno 2010

Il meglio di me

Lo metto anche qui, magari passa più in fretta. Certo che do il meglio di me quando sto male. che rottura di coglioni.


"Ciao amore, vorrei averti qui vicino a me, perché ne ho bisogno in questo momento. Ho un periodo un po' così, e il mio umore è sempre strano, lo sai. A me dispiace quando succede, anche per te, perché non riesco a farti sentire bene se sono già triste di mio o nervoso, e non sai quanto mi faccia stare male, più di tutto. Mi dispiace non poterti dire la causa, perché nemmeno io la so. E' così e basta. Non riesco a farci niente, posso solo aspettare che tutto torni come prima, e se ci sei te l'attesa è più dolce. Spero tu abbia la pazienza necessaria per sopportarmi, quando sono nervoso e non ti rispondo bene, quando sono una brutta compagnia. Io con te non riesco a fingere; se tu fossi una persona qualunque mi metterei un bel sorriso e non lo darei a vedere. Ma sei la persona più importante per me, non riesco a essere qualcun altro con te. Mi sento tanto stupido a fare questi discorsi, e mi dispiace, ma è l'unica cosa che posso fare per sentirmi un pochino più vicino a te, anche quando sei lontana. Quando dico qualcosa di sbagliato dimmelo subito, non diventare nervosa. Perché quando scopro di aver sbagliato, di aver parlato male, tu non ci sei più per un abbraccio, e sto ancora più male. Spero che questo brutto momento passi in fretta, perché sta durando fin troppo. Stammi vicino Marta, mi sto rendendo ridicolo e ne sono consapevole, e ancora una volta mi dispiace. Ti chiedo scusa per tutto. Sei tutto ciò che ho, senza di te non posso vivere. Scusami se ho guastato la bell'atmosfera che stai respirando, ma non ho resistito. Scusa. Spero che passerai una bella serata, ti meriti ogni cosa bella di questo mondo. Ti amo tanto amore mio."

martedì 8 giugno 2010

Un motivo per...

Un motivo per piangere. Uno solo. Perché? Perché dopo un bel pianto passa tutto. E poi si può ricominciare, anzi no, si può riprendere a vivere da dove si era interrotto. Sembra di avere un minuscolo spillo a ridosso dei polmoni, e quando li perfora viene difficile perfino respirare. Come ho detto qualche giorno fa a una cara amica, ogni tanto ci vogliono queste punture di spillo, perché quando passa tutto, il mondo sembra ancora più bello, e allora ci si ricorda che ne è valsa la pena. Insomma, la sofferenza ci vuole, quello che sembrerà strano è il bisogno che sento dopo un po'. In passato ho speso talmente tanto tempo a compiangermi e a pensare ai rimpianti che non ne posso più fare a meno. I rimpianti sono quasi spariti del tutto, il problema è altro. Il problema sorge quando voglio urlare al mondo il mio momento di crisi, piangendo e tirando via tutta la merda che ho dentro, ma non ci riesco. E allora che fare? Semplice, si aspetta. E anche l'attesa è di una bastardaggine inaudita. A volte sembra essere passato tutto, dal nulla mi sveglio un giorno e sono contento già di mio, ma poi si ricade. E non so perché, come sia potuto succedere, e giù la crisi nella crisi. Un motivo per piangere appunto, un lavaggio di cervello, e per un anno sei a posto.


Sembra di vivere solo di crisi, solo di attese per quel magico pianto. Ma non è così. I momenti di transizione dalla stanchezza psicologica a una vitalità ritrovata sono i più belli da vivere. Ogni volta sembra qualcosa di nuovo, un piccolo passo verso una destinazione ignota. Un piccolo passo non da solo, ma in compagnia, come l'abbraccio di un amico o il bacio della mia ragazza. Sono queste cose che mi portano lontano dal nero passivo, e quando cado, non lo faccio all'indietro, ma mi butto in avanti. Purtroppo la mia mentalità contorta distorce la verità a volte. Così la luce non è più chiara come dovrebbe essere, tutto rimane appannato. Una psicologia turbata, ma l'unica al mondo in grado di amare con un amore vero e profondo. Fortunato io ad aver trovato chi è in grado di sopportarmi, poveri gli altri per il costante sacrificio di sopportarmi. Povero me che mi devo sopportare, ma mi piace.

Si vola basso, a rasentare la terra
le ali si dispiegano e si riprende l'aria

l'ombra di un vortice tenebroso
un volatile che plana sugli oceani nella notte

che veglia sul mondo intero

lunedì 24 maggio 2010

Il triste Mietitore

Sono inquieto. E mi spaccio per un poeta, quindi ne ho bisogno anche io.


Il triste Mietitore

Notte di nuvole divoratrici di luna 
Ogni raggio di luce svanisce fra i sibili del vento 
Le tenebre disegnano uno scenario timoroso 
Anche la sua guida si accascia al suolo 

E senza ripari, il triste Mietitore è pronto 
Miliardi di paure da scegliere 
Miliardi di vite impedite alla vita e destinate a bruciare 
Di un fuoco rabbioso, dolce, stanco, vivo 

Il suo nero mantello penetra nell’orgoglio dei vinti 
Un triste distributore di viscere che lascia la sua scia 
Raccoglie le lacrime inutili dei poveri e le conserva gelosamente 
E falcia senza invidia le anime sulla terra di mortali 

Se hai paura presto verrà da te 
Piangere è inutile perché la morte non si commuove 
Non ridere perché la morte non muore 
Chiudi gli occhi e spera in una fine rapida e indolore

giovedì 13 maggio 2010

Ascoltando i Godspeed You! Black Emperor

I Godspeed You! Black Emperor sono un gruppo canadese che non rientra in un genere ben definito, in quanto negli anni sono riusciti a costruirsene uno proprio. Il gruppo è composto da molte persone, ma sono costantemente presenti la chitarra elettrica, il basso elettrico, vari strumenti a corda e vari strumenti a percussione. L'ho scoperto quasi per caso, giravo su un blog che aveva come sottofondo proprio un loro pezzo, e da quel momento ho iniziato ad ascoltarli, procurandomi la loro discografia. I loro pezzi sono vere e proprie suites divise anche in movimenti, di conseguenza la durata dei brani è molto lunga, che va dai 10 fino ai 25 minuti.

Il gruppo ha rilasciato pochissime interviste, ma dai loro pezzi s'intravedono critiche al governo americano (in un album del 1999) e critiche alle case discografiche. Dal 1994 al 2003 la band ha pubblicato 5 album, accolti tutti dalla critica positivamente. Con la guerra in Iraq la band ha deciso di prendersi una pausa, ma nell'aprile 2010 hanno aperto un nuovo sito (ancora in costruzione ma che si può vedere qui) e hanno annunciato che faranno un tour in America e in Europa.

Dopo questa breve introduzione vorrei parlare molto brevemente di due pezzi che in particolare mi hanno colpito profondamente, tra questi c'è sicuramente Storm, contenuto nell'album Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven uscito nel 2000. L'album è composto da due dischi, che contengono rispettivamente due tracce. Il brano in questione si trova nel primo disco ed è la prima traccia. Ascoltato per la prima volta l'anno scorso, ancora oggi riesce ad emozionarmi. In particolare sono gli ultimi cinque minuti (la traccia dura 22 minuti e  31 secondi) che mi prendono di più. Dopo vari momenti di tranquillità e agitazione si arriva verso la fine in cui si ascolta la registrazione di un annuncio di una stazione di servizio (ampm), poi sfuma e parte un pezzo con il piano. Il motivo suonato non cambia, e cresce d'intensità verso la fine. Quando ho sentito questo pezzo stavo leggendo un libro, ho dovuto smettere perché non riuscivo più a pensare ad altro. Sentivo solo questo cazzo di piano che mi entrava in testa e non mi faceva pensare a nient'altro; la mente completamente libera e un alone di mistero tutt'intorno. Non riesco proprio a dargli una definizione, non riesco a capire se esprime malinconia, tristezza, rabbia oppure una sottile gioia. Non ci riesco. Ma forse è meglio così, forse sono io che dovrei dargli un senso nel momento in cui l'ascolto.


L'altro pezzo di cui vorrei parlare è BBF3 che si può ascoltare nell'EP Slow Riot for New Zerø Kanada. Anche questo album contiene due tracce, e Blaise Bailey Finnegan III è la seconda. Il pezzo dura 17 minuti e 45 secondi. I Godspeed You! Black Emperor presero un'intervita di Blaze Bayley e con questa crearono la suite. Ovviamente il brano è intervallato dalle esternazioni musicali tipiche del gruppo canadese.

Blaze Bayley critica duramente il governo americano, arrivando a definire l'America un paese del terzo mondo. Egli afferma che i politici americani sono degli imbroglioni. Poi l'intervistatore chiede a Blaze di raccontargli quello che gli è successo in quel giorno. E lui con molta disponibilità inizia a raccontare: aveva preso una multa per eccesso di velocità ed era dovuto andare in tribunale per pagarla. Appena arrivato davanti al giudice afferma che lui dirà quella cosa solo una volta ("Let me tell you something, and you listen and you listen good, I'm only gonna say this one time and one time only, I don't repeat myself for nobody"), che lui è lì solo per pagare la sua multa e non sentire prediche è quant'altro ("I'm here to pay a speeding ticket, not to listen to your lectures and hear you run your mouth for an hour"). Ovviamente il giudice lo riprende, e lui continua l'invettiva, quasi criticandolo per la posizione che ha. L'enfasi cresce, l'agitazione musicale aumenta, e Blaze racconta di essere andato davanti al giudice, di avergli lasciato 25 dollari e di essersene andato ("Here's my money, now i am leaving"). Un momento di tregua, e l'intervista continua. Niente era finito. Blaze torna indietro dal giudice ricordandogli che lui non è un dio, anche se è in grado di sbattere le persone in galera per 20 anni. Dopo aver raccontato questa storia continuano le critiche verso l'America.

In sottofondo la musica dei Godspeed You! Black Emperor non si placa, e cambia a seconda del momento. A Blaze gli viene chiesto se è pronto per quello che verrà, e lui risponde con una frase talmente semplice, ma di una bellezza esasperante: "Ready as i'll ever be". E l'intervistatore gli dice che molte persone non lo sono, e lui, quasi come fosse una guida, chiede alle persone di prepararsi per qualunque cosa verrà detta da chiunque e su qualsiasi cosa ("Be prepared for anything at any time from anybody, don't take no shit, always stand your ground").

L'intervista si chiude con la lettura di una poesia scritta proprio da Blaze, ma la musica non finisce. Sembra quasi placarsi del tutto, quasi oscurata dalle parole dette prima da Blaze, ma non è così. E cresce ancora d'intensità, sembra voler dire che le cose possono cambiare, noi possiamo cambiare il corso degli eventi. Solo noi.


"Be prepared for anything at any time from anybody, don't take no shit, always stand your ground"

venerdì 30 aprile 2010

Tramonto

Tramonto

È come un angelo bianco
Osserva l’orizzonte affamato dell’ennesimo tramonto
Sotto di lei mentre la marea svanisce sugli scogli
regala al mondo la sua essenza

La brezza marina scioglie i nodi dei suoi bei capelli
lasciandoli liberi e vivi
Scivolano senza attrito sulle sue spalle
esaltandone la bellezza

In silenzio resto in ascolto della sua ombra
Il Sole è ormai un ricordo, lei rimane ancora lì
ricoperta solamente del suo dolce profumo
mentre con le mani nasconde la sua femminilità

Si volta e osserva il mio cuore che la chiama a gran voce
Delicata come la notte che scende
lentamente, le braccia scivolano lungo i fianchi
Rossa in viso, volge lo sguardo a terra

Il buio circonda ormai i nostri corpi
Mi basta un sospiro per farla mia
Le nostre anime vibrano all’unisono immergendosi nel gigante blu
Mentre fuori il mattino ritorna a splendere

domenica 25 aprile 2010

65° Anniversario della Liberazione



In occasione di questa festa, pubblico uno stralcio del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce pubblicato su "Il Mondo" il 1° maggio 1925, in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti presentato da Giovanni Gentile durante un convegno organizzato a Bologna il 21 aprile 1925. Da come si può intuire, il manifesto di Croce è una critica al fascismo che si stava facendo larga a quel tempo, ma è anche un tentativo per fermare quella che sarebbe diventata una delle parti più oscure della nostra storia. Aprire gli occhi della gente, quello che ci vorrebbe anche adesso.



Gl'intellettuali fascisti, riuniti in congresso a Bologna, hanno indirizzato un manifesto agl'intellettuali di tutte le nazioni per spiegare e difendere innanzi ad essi la politica del partito fascista. [...]. Nella sostanza, quella scrittura è un imparaticcio scolaresco, nel quale in ogni punto si notano confusioni dottrinali e mal filati raziocini; come dove si prende in iscambio l'atomismo di certe costruzioni della scienza politica del secolo decimottavo col liberalismo democratico del secolo decimonono, cioè l'antistorico e astratto e matematico democraticismo, con la concezione sommamente storica della libera gara e dell'avvicendarsi dei partiti al potere, onde, mercé l'opposizione, si attua quasi graduandolo, il progresso; o come dove, con facile riscaldamento retorico, si celebra la doverosa sottomissione degl'individui al tutto, quasi che sia in questione ciò, e non invece la capacità delle forme autoritarie a garantire il più efficace elevamento morale[...]. E lasciamo da parte le ormai note e arbitrarie interpretazioni e manipolazioni storiche. Ma il maltrattamento delle dottrine e della storia è cosa di poco conto, in quella scrittura, a paragone dell'abuso che si fa della parola "religione"; perché, a senso dei signori intellettuali fascisti, noi ora in Italia saremmo allietati da una guerra di religione [...]. Chiamare contrasto di religione l'odio e il rancore che si accendono contro un partito che nega ai componenti degli altri partiti il carattere di italiani e li ingiuria stranieri, e in quell'atto stesso si pone esso agli occhi di quelli come straniero e oppressore, e introduce così nella vita della Patria i sentimenti e gli abiti che sono propri di altri conflitti; nobilitare col nome di religione il sospetto e l'animosità sparsi dappertutto, che hanno tolto persino ai giovani delle università l'antica e fidente fratellanza nei comuni e giovanili ideali, e li tengono gli uni contro gli altri in sembianti ostili; è cosa che suona, a dir vero, come un'assai lugubre facezia. In che mai consisterebbe il nuovo evangelo, la nuova religione, la nuova fede, non si riesce a intendere dalle parole del verboso manifesto [...] mostra allo spregiudicato osservatore un incoerente e bizzarro miscuglio di appelli all'autorità e di demagogismo, di proclamata riverenza alle leggi e di violazione delle leggi, di concetti ultramoderni e di vecchiumi muffiti, di atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenza e di corteggiamenti alla Chiesa cattolica [...]. Per questa caotica e inafferrabile "religione" noi non ci sentiamo, dunque, di abbandonare la nostra vecchia fede: la fede che da due secoli e mezzo è stata l'anima dell'Italia che risorgeva, dell'Italia moderna; quella fede che si compose di amore alla verità, di aspirazione alla giustizia, di generoso senso umano e civile, di zelo per l'educazione intellettuale e morale, di sollecitudine per la libertà, forza e garanzia di ogni avanzamento. [...]

giovedì 15 aprile 2010

Non è morto, ma io vi aspetto!

Ma chi voglio prendere in giro? Vi ho mentito, l'unicorno non è morto e quella candela è sempre stata spenta. Aly l'ha capito subito, solo che non poteva saperlo, e neanche io. La soluzione sfugge perché io stesso la porto a sfumare; forse lo sapevo inconsciamente, e non volevo darlo a vedere. Ma Aly l'ha intuito, davvero brava. L'unicorno è sempre stato a terra, deriso non solo da quell'aquila e da quello scorpione, ma da tutti. Può una creatura così mitica essere deriso per il resto della sua vita? Da dove arriva questa crudeltà? Ormai è a terra, e in pezzi. Il fisico neanche lo regge, ha le ali atrofizzate e la coda mozzata, il suo manto bianco è solo un bel ricordo di favole lontane. Cosa importa se muore nel silenzio? Ormai la sua esistenza è stata sempre segnata da quel disagio profondo, che gli ha sempre impedito il volo. Cosa può cambiare? Niente. E allora perché non si lascia andare? Perché non affonda? Sembra quasi un gioco crudele.

Questo blog sarà diventato monotono, ma di una cosa sono certo: non sono cambiato. Sono sempre quel bastardo, pessimista, permaloso, ignorante, fottutamente speranzoso che ogni tanto tira fuori qualcosa di buono. Non è tutto qui gente. Le mie lacrime non sono virtuali, le poesie sono nella mia testa prima di essere in uno stupido blog. E' così, che vi piaccia o no. Se non vi va bene, non fatevi vedere qui in giro, ma venite a casa mia e ditemelo negli occhi, così potremo finalmente andare a ubriacarci. Vi aspetto gente.

lunedì 29 marzo 2010

На один год

Ti amo Marta



mercoledì 17 marzo 2010

Considerazione personale sul Cirano

Dopo l'exploit dell'ultimo post, si ritorna a qualcosa di meno poetico. Da qualche giorno, nella playlist dell'iPod ci sta anche qualche pezzo di Guccini; i classici insomma, da Don Chisciotte a Il vecchio e il bambino, fino a Cirano. Proprio quest'ultima canzone è una delle mie preferite, il perché mi sembra tanto ovvio: mi son sempre sentito proprio come il Cirano di Guccini. E' un poeta incazzato, stanco e deluso da chi lo circonda. Un romantico che, nonostante tutto, continua ad amare e a portare il suo amore in versi; ha una determinazione incredibile, ed è consapevole di poter usare la forza della poesia per affossare gli ignoranti intorno a lui.

Lui ama senza successo, proprio lui non sa attribuire la causa dei suoi fallimenti amorosi e non sembra neanche darci tanto peso: è così e basta. Solo quando è da solo la sua anima esce del guscio e viene trascritta in versi d'amore per Rossana, tanto bella quanto lontana da raggiungere. Lui ama, senza peccato dice, ama ma è triste, e come si può dargli torto? Il suo amore non è mai stato ricambiato, e anche la speranza se ne va via sempre più dolorosamente. Come già detto è un romantico, quindi è convinto dell'esistenza del grande amore.

Fra la folla colma di pregiudizi si sente un estraneo, ma ha dentro una forza poetica in grado di spazzare il male lontano da lui. E quando anche il male è scomparso, rimane solo lui e la sua spada pronta a colpire. Ma i suoi versi di rabbia rimangono ancora una volta nella fodera, e si intuisce che è vicinissimo alla rassegnazione, delirando e fantasticando di un posto in cui tutto è giusto e non c'è sofferenza. Sta quasi per crollare per l'ennesima volta, forse in questo caso la caduta sarebbe talmente devastante da causarne la morte. Gli rimane un solo appello, e lo spende per la sua amata: si strappa il cuore dal petto e lo porge a lei pregandola di non ridere di lui, soprattutto delle sue parole.

Il finale è il classico: l'aria è cambiata e lui non è più solo; sarà sempre un'ombra, che verrà per sempre risaltata da quel sole che è Rossana.

Tralasciando l'ultimo anno di vita e il lieto fine della storia del Cirano, mi son sempre sentito come lui. Stessi pensieri, stessa rassegnazione e voglia di scrivere. Sempre a sognare quel mondo senza sofferenza, a pensare al grande amore. Tutto questo è possibile notarlo anche fra le pagine di questo blog, qualche post da incazzato l'ho scritto anche io, contro tutto e tutti.

Fino a un anno fa ho tralasciato sempre il lieto fine, non essendo mai stato parte di me. Pochi giorni e sarà un anno con Marta, quindi è dal 29 marzo dell'anno scorso che posso riconoscermi fedelmente e senza dubbi nel Cirano, poeta e soprattutto uomo. Posso, ma non sempre ci riesco. C'è solo un dubbio che mi attanaglia: perchè a volte (come in questo momento), mi sento uno dei tanti poeti sgangherati criticati da Cirano?

domenica 7 marzo 2010

Vola, vola

Vola, vola

Il nostro posto è la solitudine del mondo
Luogo cercato da tutti e trovato da nessuno
Le porte di un cancello che solo a noi è consentito scavalcare
Tutto il resto è il nulla

Corri, il tuo corpo nudo solleticato da un’erba verdissima
Sorridi e sei ovunque
Mi conduci alla cima, in punta a quel monte
È il panorama che osserva te

Mi fermo a pochi passi dal baciarti
Scruto il tuo profilo mentre guardi verso l’alto
Accarezzata dal vento leggero e bella come un fiore
Sei la sola

Ti raggiungo in silenzio ponendo fine alla tua attesa
Mi svesto anch’io del pudore e ti adagio ai confini del mondo
Rantoli di follia e brividi di piacere ci accomunano nel momento vitale
Vita mia

Mentre sei distesa a terra, il cielo è puro come i tuoi occhi 
Ancora un bacio sulle tue labbra e faccio mia la tua mano 
Ti accompagno in un viaggio che è la nostra vita 
Vola, vola

martedì 23 febbraio 2010

Pensieri

Dopo i primi sei mesi di carriera universitaria posso ritenermi soddisfatto. Certo, la fatica è stata tanta, e come al solito i brutti momenti non sono mancati, complice anche la scarsa fiducia in me stesso, ma anche quelli sono passati. Forte abbastanza per continuare, nonostante risultati che non mi aspettavo (in negativo), ma è così che sono fatto, e certe cose dovrei anche aspettarmele. Da quando ho tagliato i capelli mi sento meno forte ed è inevitabile il paragone con Sansone (riguardo ai capelli ovviamente, mica sono un eroe nazionale).

Questa settimana è l'ideale per svagarsi un po', prima di ricominciare l'università. Svagarsi e pensare. Sì, perché il tempo è davvero troppo per occuparlo tutto con lo svago, e non sempre posso stare vicino (fisicamente) alla mia amata. Quindi si pensa. A cosa? Vorrei mi tornassero i pensieri che avevo prima di stare con Marta, pensare ai giorni in cui stavo davvero male, e confrontarli con quelli di oggi. L'unica differenza sostanziale è che si è sistemata una persona al mio fianco. Non davanti, né dietro di me, ma di fianco, a sinistra e a destra. Prima invocavo qualcuno che mi aiutasse, ora voglio ricambiare con tutto ciò che possiedo di quest'aiuto che mi è arrivato.

Scrivo anche di meno, e devo dire che in questo preciso momento mi dispiace, e non poco. Ma quantità non è sinonimo di qualità. Quindi scrivo anche di meno, ma quando lo faccio cerco di metterci il massimo impegno possibile. Che poi il tema è sempre stato lo stesso, solo che un anno fa stavo su una musa generata dalla mia fantasia, mentre ora sento il cuore di un'altra persona che mi suggerisce cosa scrivere, il mio merito è solo di avere una penna e un quaderno su cui poter annotare ciò che mi viene sussurrato da lei, nient'altro.

E poi dovreste vederla. Lasciando da parte la parte caratteriale (altrettanto stupenda), fisicamente lascia di stucco. Non lo dico perché ormai la mia vita dipende completamente da lei, ma se la vedreste non potete proprio non darmi ragione. Ancora oggi mi chiedo come fa a stare con un bifolco come me, ma ho già capito che la risposta non la saprò mai. Passerei giornate intere ad accarezzare il suo corpo in ogni sua parte, e ultimamente ancora di più. Fortunato io che posso guardare i suoi occhi come non li osserva nessun altro al mondo, perché dietro a quel velo azzurro sembra ci siano dei segreti che solo a me è dato vederli. I capelli poi, belli come il mare, ondulati e pieni di vitalità proprio come le onde che s'infrangono sugli scogli; ogni volta che sono con lei, mi sistemo sullo scoglio più sporgente, e aspetto il suo profumo che anticipa l'arrivo dell'ondata. E' davvero una sensazione bellissima anche solo guardare uno spettacolo del genere.

Ecco a cosa si pensa. Tanti giri e poi continuo a pensare a lei. Il problema è che pensare così è diventato un modo meraviglioso di passare il tempo, ma quando poi ritorno alla realtà, mi ricordo che siamo distanti 100 km e che fino a domani non potrò rivedere quegli occhi, abbracciare quel corpo, baciare le sue labbra. Mi direte "cosa vuoi che sia dall'oggi al domani". Ecco, chiariamo una cosa, le persone normali pensano così. Io non sono una persona normale, io non la penso così.

Punto.