venerdì 24 agosto 2012

Ad un passo

Vacanze finite, ma non il caldo. Finalmente sono ritornato alla routine quotidiana lavorativa, con qualche piccola e graziosa novità. La voglia di leggere finalmente si è un pochino svegliata, e prima di lei anche quella di scrivere. Già, scrivere. A volte penso alla frequenza degli anni scorsi, ai contenuti e alle modalità. Le persone cambiano, inconsapevolmente un giorno si aprono gli occhi e si dice: "Guarda com'ero cinque anni fa!". E' la vita che va avanti, e non possiamo farci niente; possiamo solo aggiustare piano piano le piccole cose che non vanno in noi, lasciando perdere i difetti impossibili da correggere. Dobbiamo goderci questa vita, nei limiti del possibile, quando e come si può, appena si presenta l'occasione. Questa estate era una di questa, che per vari motivi mi sono lasciato sfuggire. Sono stato male, sono rimasto deluso, ho litigato e ho fatto pace, perché il passato è passato. Bisogna sfogarsi subito senza tenersi niente dentro, altrimenti si rischia di rovinare indelebilmente anche gli ultimi giorni di quiete prima del tran tran quotidiano. Ovviamente sempre con un occhio alle conseguenze. Per questo voglio prendere i pochi giorni buoni passati con ragazza e amici ed estenderli a tutta l'estate. Perché è questo di cui ho bisogno.

Riguardo allo scrivere vorrei ancora fare un appunto. Dall'ultimo post ne ho avuti di argomenti da trattare, solo che mi manca la voglia. E quando l'ispirazione svanisce, c'è una sensazione tra solitudine e tristezza. Ci si ritrova come quando si scopre il trucco di un mago. Ho praticamente abbandonato la poesia, ma quello che non voglio fare è abbandonare la scrittura. Voglio che sia parte di me nella buona e nella cattiva sorte. Cercherò di sfruttare ogni condizione per portare alla luce le parole che ho dentro.

Quel passo dalla morte è ancora vivo nei miei ricordi, anche se lo menziono con una certa leggerezza. Nulla è successo per fortuna. E ora sono ancora qui a cercare di portare in alto me e le mie giornate, evitando la piattezza. Stringo quello che ho di più caro e lo porto con me.

Ora scusatemi, vado a coricarmi su una spiaggia notturna a raccogliere le stelle che cadono, insieme ai tanti desideri del mondo che mai si esaudiranno, mentre leggo un messaggio di un caro collega di lavoro.